I nemici «interessati» di Lotito compattano chi lo odia di più

18/02/2015 alle 10:45.
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LIBERO (M. GORRA) - Avanti così e lo accuseranno pure di avere fatto scoppiare le guerre puniche. Contro Claudio Lotito, a cui il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ha tolto la delega alle Riforme dopo un summit a Palazzo Chigi con il presidente del Coni Giovanni Malagò e il sottosegretario con delega allo Sport Graziano Delrio, or,ai si è arrivati al 'vale tutto': lo scontro di potere, che si pensava concluso quest'estate, sta invece vedendo andare in scena un secondo tempo a dir poco pirotecnico.

Al punto che nella contesa inizia anche a esserci spazio per la sezione reprint: ieri pomeriggio, siti d'informazione ed eminenti tv rilanciavano con grande enfasi una notizia proveniente dalla Romania circa una presunta combine nei preliminari di del 2007 tra Lazio e Dinamo Bucarest, coi biancocelesti accusati di avere passato il turno ammorbidendo l'awersario mediante acquisto a prezzo gonfiato del difensore Stefan Radu, allora in forza ai rumeni. Notizia che funziona alla perfezione per alimentare il clima da caccia alle streghe intorno al patron laziale e per fornire frecce all'arco di chi ha interesse a dipingerlo come un bieco maneggione la cui rimozione coatta è la sola possibilità di salvezza per i valori dello sport. Notizia che, però, è anche falsa come una banconota da 30 euro: la storia in questione era giù uscita un mese fa, era stata smentita dai protagonisti e - soprattutto - né allora né oggi era mai stata provata l'esistenza di fascicoli d'inchiesta aperti in merito nelle sedi competenti.

Tanto scomposta e rodomontesca la strategia della variegata armata degli anti-Lotito, che l'effetto sortito risulta essere opposto rispetto alle intenzioni, compattando a difesa del patron il fronte che uno si sarebbe aspettato di meno: quello dei tifosi laziali. L'affermazione è paradossale solo all'apparenza. Come noto, lo zoccolo duro della tifosera biancoceleste ha col presidente (anzi, col «gestore») un rapporto di estrema conflittualità: dieci anni di gestione Lotito e dieci anni di guerra - tiepida o bollente a seconda dei periodi - da parte degli ultrà. Un rapporto ormai oltre il redimibile, che non più tardi di sei mesi fa era sfociato in un clamoroso sciopero degli abbonamenti ideato dai tifosi col dichiarato scopo di inferire al detestato presidente il colpo fatale e di costringerlo all'uscita di scena.

Ebbene, oggi non esiste un tifoso laziale che non prenda le parti di Lotito. Nessuno sconto e nessun ripensamento, ché anzi gli attestati di anti-lotitismo antemarcia sfoggiati dai tifosi in questione conferiscono semmai maggiore credibilità alla posizione, ma nemmeno cedimenti e sparate nel mucchio alla tanto peggio tanto meglio. Lotito resta il Male incarnato, e però a tutto c'è un limite. Vero che la posizione della curva è mossa anche da ragionamenti di bottega (più la situazione di Lotito si complica, più a farne le spese rischia di essere la squadra in termini politici e arbitrali) e vero che nel momento del bisogno certi distinguo trovano naturalmente la via del congelatore. Ma vero anche che queste considerazioni da sole non bastano a motivare un'inversione di tendenza tanto clamorosa. L'unica spiegazione razionale - e pazienza se dovesse risultare viziata da un eccesso di romanticismo - diventa dunque la più banale di tutte. I tifosi laziali che, pur detestandolo con ogni muscolo, prendono su e fanno quadrato intorno a Lotito lo fanno per una ragione sola: perché, a differenza di giornalisti e politicanti, il chilometro di pelo sullo stomaco necessario per chiamare con un nome diverso la macchina del fango solo perché è stata azionata su uno che sta antipatico non ce l'hanno. E non ce l'avranno mai.

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