IL PUNTO DELLA DOMENICA - CARMELLINI: "Zaniolo gioca di fisico e istinto: uno così può solo crescere" - DI CARO: "Movenze da Kakà e Zidane, ma piedi per terra"

20/01/2019 alle 16:17.
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LAROMA24.IT - 3-2 al Torino e la Roma vola al quarto posto, per ora, infilando la terza vittoria consecutiva in campionato, quarta considerando il successo in Coppa Italia. Brilla, ancora, Nicolò Zaniolo. "Gioca il suo calcio fatto di fisico e istinto, mostra ancora una volta una grande personalità e anche quando la Roma nella ripresa soffre, sta sempre lì a correre su ogni pallone. Uno così può solo crescere", il commento di Tiziano Carmellini su "Il Tempo".

Gli fa eco Andrea Di Caro sulla "Gazzetta dello Sport": "Raramente si era visto un ragazzo di 19 anni con sole 11 presenze in A (e già due supergol), fare tante cose e tutte belle, saltare con eleganza la marcatura, avere questa rapidità di tocco con entrambi i piedi e velocità di pensiero. Lo diciamo? Ma sì Zaniolo per favore non leggere... in una giocata a metà campo destro­sinistro per uscire dalla morsa degli avversari ci ha ricordato come movenze Kakà e sua maestà Zidane, e non citiamo perché a Roma è giustamente vietato".


Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.


IL TEMPO (T. CARMELLINI)

Una notte al quarto posto, bagnando un avvio di stagione coi fiocchi col secondo successo in altrettante gare in questo 2019 appena iniziato. Dopo la vittoria per certi versi scontata in coppa contro l'Entella arriva un altro successo che scontato lo era molto meno: anzi. La Roma vince meritatamente contro il Torino (sconfitto per la prima volta in trasferta in questa stagione) pur soffrendo come solo lei sa fare in una partita che sembrava chiusa ma che ha dimostrato invece di poter dire ancora molte cose. Una su tutte che si ritrova tra le mani un fenomeno le quotazioni del quale, dopo il gol fantastico di ieri, sono schizzate ancor più alle stelle.

Il soggetto, nemmeno a dirlo, è il giovane Zaniolo che si è ritagliato un posto da titolare in questa Roma mandando in panchina un signore di nome Pastore (o quel che ne resta). Lui di questo non si cura, gioca il suo calcio fatto di fisico e istinto, mostra ancora una volta una grande personalità e anche quando la Roma nella ripresa soffre, sta sempre lì a correre su ogni pallone. Uno così può solo crescere. L'altra buona notizia per il tecnico giallorosso (che perde purtroppo Under dopo nemmeno quattro minuti: 49° infortunio stagionale dei giallorossi), e Karsdorp arrivato finalmente, dopo un anno e mezzo di tribolazioni, a mostrare quel che vale: forse novanta minuti per lui sono ancora troppi ma gli ottanta che gioca sono assolutamente al di sopra della sufficienza.

Ma la partita dice molto altro: che la Roma poteva vincerla tanto a poco (clamorosi gli errori sotto porta di e Zaniolo), ma anche che poteva non vincerla affatto. Palese il crollo mentale dei giallorossi dopo il 2-1 di Rincon che ha portato poi all'inevitabile pari firmato Ansaldi, così come la reazione finale. In altri tempi probabilmente questa partita la Roma sarebbe anche riuscita a perderla. Stavolta invece ha portato via tre punti fondamentali, che non nascondono però i soliti problemi, ma danno almeno modo al suo tecnico di lavorare in tranquillità e osservare gli altri (soprattutto Lazio e Milan entrambe impegnate in trasferta) dal quarto posto. Poteva andare peggio come inizio d'anno, molto peggio.


GAZZETTA DELLO SPORT (A. DI CARO)

[...] Se è vero che il mattino ha l’oro in bocca, come scriveva l'aspirante scrittore Jack Nicholson, ormai impazzito, in Shining, il mattino della carriera di Nicolò Zaniolo brilla che è una bellezza. Partita dopo partita, prodezza dopo prodezza e rimpianto dopo rimpianto per l', si è capito che l'ex nerazzurro oggi romanista ha la «luccicanza». Per un’ora il suo talento ha riempito Roma-­Torino. Il ct Mancini sostiene che presto sarà il nuovo Pogba, la Roma chiede di non celebrarlo troppo per farlo crescere con calma. E allora invitiamo Zaniolo a non leggere le prossime righe enfatiche, perché ci stiamo sbilanciando. Raramente si era visto un ragazzo di 19 anni con sole 11 presenze in A (e già due supergol), fare tante cose e tutte belle, saltare con eleganza la marcatura, avere questa rapidità di tocco con entrambi i piedi e velocità di pensiero. Il tutto unito a un fisico straordinario (190 cm per 79 chili) e a una personalità che gli permette di non sentire il peso dell’Olimpico e di una piazza come Roma. Testa alta e classe pura, assist e senso del gol, forza e tigna. Nicolò recupera e contrasta e nello stesso tempo si muove dentro il campo con un passo e una leggerezza che ricorda campioni del passato che facciamo fatica a nominare per non rischiare la blasfemia calcistica.

Lo diciamo? Ma sì Zaniolo per favore non leggere... in una giocata a metà campo destro­sinistro per uscire dalla morsa degli avversari ci ha ricordato come movenze Kakà e sua maestà Zidane, e non citiamo perché a Roma è giustamente vietato. Boom! Ora però torniamo con i piedi per terra e ricordiamoci che a 19 anni ne deve mangiare di pane duro, che siamo solo agli albori di una possibile grande carriera, ma che il calcio è anche pieno di insidie. Quindi, testa bassa e pedalare. Non solo Zaniolo però, la Roma giovane, piena di talenti, molti italiani, che Monchi ha costruito si è presa il quarto posto schierando nel corso della partita Kluivert (19), Under (21), Schick (22), Pellegrini (22) Cristante (23), Karsdorp (23). Rispetto a loro il match winner (26) è un vecchietto... La lotta per il quarto posto (con Milan e Lazio) sarà sicuramente più affascinante di quella per lo scudetto.


LA STAMPA (G, GARANZINI)

Avendo perso l’abitudine alla sconfitta fuori casa, ha scelto uno strano modo il Torino di farsi battere dalla Roma. Con un primo tempo sonnacchioso in cui le buone intenzioni non sono andate oltre il quarto d’ora, e quella riverente ammirazione che ha fatto da cornice alla prodezza da terra di Zaniolo. E una ripresa poi in cui a fargli coraggio sono stati forse gli errori sotto porta di , goffamente incapace e non una volta sola di sigillare un match che a quel punto sembrava davvero a senso unico. Fatto sta che prima Rincon e poi Ansaldi hanno punito dalla media distanza le amnesie della difesa giallorossa, non meno fragile di quella granata, e il Toro si è improvvisamente ritrovato in partita: per riuscirne nel giro di cinque minuti su una gran giocata tra Schick e Pellegrini che ha pescato dove sbagliare proprio non si poteva. Partita divertente si usa dire in questi casi, sottinteso per chi la vince. Chi la perde, dopo averla prima un po’ regalata e poi coraggiosamente rimontata, farà fatica a smaltirne i rimpianti: percependo oltretutto che dopo la Coppa Italia anche il campionato se ne sta andando. Altre stranezze? Prende tre gol e da almeno altrettanti viene risparmiata una squadra che ha al centro della difesa il suo vero leader, Nkoulou. E ne segna due fuori casa nonostante gli specialisti, si fa per dire, ne azzecchino per l’ennesima volta davvero poche, al di là dell’impegno. [...]

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