Bisogna essere realisti, vietare non risolve

30/03/2018 alle 18:42.
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[...] "Qualcuno lo aveva previsto forse più di un decennio fa, sostenendo che è meglio gestire l'ordine pubblico in un luogo controllato e limitato nello spazio, come è appunto uno stadio di calcio e le sue zone limitrofe, piuttosto che sulle migliaia e migliaia di chilometri delle strade italiane." [...] "L'uomo è un individuo sociale, e la stessa Costituzione, all'art. 2, tutela il suo organizzarsi in varie forme e non si può pensare di "eliminare il concetto di curva", perché puoi forse provare a eliminarlo NELLO stadio, ma non FUORI lo stadio." [...] "Sono maggiormente prevenibili disordini – e lo Stato ci è riuscito la maggior parte delle volte – in una "aperta" (come dovrebbe essere e come è in tutti gli Stati europei, Grecia esclusa) oppure studiando tutti i possibili incroci tra tifoserie in treno e in autostrada, tanto da dover cambiare orari e giorni di disputa delle partite? Ma, soprattutto – tenendo in conto che su decine di migliaia di persone qualcuno che vuol menare le mani ci sarà sempre (...), è meglio cercare di prevenirlo in un luogo iper-controllato ed arci-presidiato oppure (non) farlo lungo la sterminata rete autostradale/ferroviaria del Paese, dove le tifoserie possono tranquillamente picchiarsi a piacimento per minuti e minuti, con conseguente pericolosità della cosa, senza che alcun agente possa intervenire? La risposta è intuitiva, ma non la si vuol vedere. La soluzione adottata è stata, con la favoletta delle famiglie allo stadio, quella di rendere difficili o vietare le trasferte e persino le partite in casa (Roma è l'emblema di tale attitudine) di fatto tentando di distruggere un movimento popolare che contribuiva a tener viva la spettacolarità del calcio italiano." [...]

(Il Romanista - Lorenzo Contucci)

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