Roma, 4 anni spesi male

26/03/2015 alle 09:25.
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LEGGO (F. BALZANI) - Cinquantotto acquisti, 292 milioni spesi e un via vai di dirigenti, medici e preparatori. Sono questi i numeri dello shopping compulsivo della Roma americana nei suoi primi 4 anni e mezzo di gestione. Una rivoluzione continua che ha portato finora una qualificazione in e zero titoli. Davvero poco considerati gli sforzi di Pallotta che solo nell’ultimo anno ha fatto uscire dal portafoglio quasi 85 milioni (se consideriamo la cifra “ufficiale” per a 22) a fronte dei 42 incassati dalle cessioni di & co. per un bilancio di - 43 milioni. Più del doppio del passivo della (-20,2) che ha 14 punti in più in classifica ed è in corsa per e Coppa Italia. Quasi il triplo di Lazio (-13) che è lontana appena un punto in classifica e che lotta per tre obiettivi.

Nessuno in Italia ha speso tanto come la Roma negli ultimi 4 anni per ottenere così poco: 292 milioni di acquisti suddivisi per 58 giocatori e 208 milioni di cessioni che portano il passivo a -84. I bianconeri tra acquisti e cessioni ne hanno investiti 129 portandosi a casa 3 scudetti (e mezzo) e beccando le occasioni Tevez (9 milioni), Vidal (12), Lllorente e Pogba (zero). Il 92 mettendo in bacheca coppa Italia e Supercoppa, la Lazio meno di 13 per godersi il 26 maggio. Se da una parte bisogna dare atto a di aver ottenuto importanti plusvalenze con , Marquinhos o Lamela, dall’altro lato vanno evidenziati una serie di “profumati” fallimenti: da Stekelenburg a Bojan passando per Kjaer, Josè Angel, e lo stesso . Della rivoluzione della prima Roma americana (quella di Luis Enrique) in cui sono usciti 90 milioni entrandone “appena” 26, è rimasto solo che a giugno potrebbe chiudere il cerchio andando all’estero. Il bilancio è deprimente e non regge neanche la scusa degli investimenti sui giovani. Oggi il tesoretto della Roma è composto da Viviani, Verde o Romagnoli, cresciuti in Primavera e non all’estero. Anche qui la sfida con la è persa visto che i bianconeri hanno in canna i colpi: Zaza, Rugani, Sturaro (già a Torino) e Berardi.

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