Il Colosseo per Della Valle, gli Uffizi per Pallotta

25/01/2015 alle 11:00.
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GASPORT (D. STOPPINI) - E poi ti metti lì a pensare, a immaginare uno stadio e una cornice ideale per questo ­Roma. Ecco, niente sarebbe più azzeccato del Colosseo, quello vero. Non quello che James Pallotta e il suo fidato architetto Dan Meis stanno provando a ricostruire a : chissà se e quando ci riusciranno, l’attesa sarebbe troppa e comunque rappresenterebbe sempre una riproduzione. Perché accontentarsi? Perché non puntare al Colosseo reale, the original, in fondo il migliore dei campi neutri che si possa avere a disposizione. Simbolo di Roma, simbolo del mondo. Simbolo col restauro finanziato per 25 milioni di euro — più o meno un intero Cuadrado — da Diego Della Valle, patron della , che ha fatto l’americano e qui in Italia per poco non lo bloccano a colpi di ricorsi di Codacons e affini. Che quando James Pallotta l’ha letto, sicuro gli sarà scoppiata una risata amara. Lui che solo per ottenere la pubblica utilità al suo, di Colosseo, ha dovuto ingraziarsi i santi di mezzo mondo e di un Comune tutto. Lui che il Colosseo continua a inseguirlo, perché nei suoi sogni c’è un evento, magari un pre partita di un Roma­, organizzato proprio lì dentro. Apriti cielo, quando la storia è uscita pure Lotito — che in fondo un po’ Codacons si sente, ogni tanto — si è rabbuiato.

LA PARTITA DI MIA -  This is Italy, Paese in cui tutti riferimenti stanno venendo a mancare, come una squadra che in campo si allunga e perde le distanze tra i reparti. Ecco, sta cominciando ad essere difficile decifrare i minestroni di ­Roma. Della Valle fa il romano, Pallotta di Firenze è innamorato. Lo era pure nel 1993: il 26 maggio era in giro per la à, visitò pure gli Uffizi, poi in serata prese un volo per Parigi, in cerca di altre opere d’arte. Per fortuna sua, perché poco dopo la mezzanotte via dei Georgofili divenne per sempre il nome di un attentato. Ventidue anni fa, altra vita, altra Italia, altra Roma, altra Viola. Mia Hamm, per esempio, era «solo» una giovane calciatrice, non certo un consigliere d’amministrazione della Roma targata Usa. Dell’Italia ricordava soprattutto Firenze e la : «Tifo la Viola, mio padre mi portò anche allo stadio». Papà Bill era un abbonato della , impazziva per Antognoni, non sapeva che la figlia avrebbe vinto due volte il Pallone d’Oro. Questo ­Roma è anche un po’ il suo, che un giorno ha promesso di tornare in Italia per venire a vedere un match di .

E QUELLA DI DANIELE -  Magari il prossimo, di ­Roma. Che sarà sempre la partita di Daniele Pradè, tifoso romanista come pochi, lui che una scrivania a Trigoria l’ha avuta a lungo. Ora il d.s. lo fa a Firenze e stasera vivrà una partita che forse vorrebbe non ci fosse mai. Perché comunque vada, anche nella migliore delle ipotesi, ci sarà una parte del suo cuore che non sorriderà. Impossibile, per uno che all’Olimpico seguiva le partite in piedi, sempre nello stesso punto, tanta era la tensione che gli impediva di sedersi. Una pizzico di Roma a Firenze, il minestrone continua. E sarebbe infinito, hai voglia a contare gli ex, non si smetterebbe mai. contro Montella è un romanzo vero, tutto da leggere: non è ancora un best­seller, forse lo diventerà un giorno, quando il Colosseo sarà riportato agli antichi splendori e Pallotta avrà costruito la sua copia, un po’ più a sud. Suvvia, un po’ di pazienza. Magari si farà pure in tempo a scoprire che davvero Della Valle aveva in testa di acquistare la Roma, più americano degli americani. E che Pallotta un giorno sponsorizzerà un ritocchino a Ponte Vecchio

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