La città piange i suoi figli: "Ciao Stefano e Cristian"

28/10/2014 alle 09:17.
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GASPORT (M. CALABRESI) - Don Paolo aveva un com­pito durissimo: creare pace in una giornata di disperazione. Il sacerdote della chiesa di Ge­sù Maestro lo vedranno in po­chi: la stragrande maggioran­za resta fuori dalla piccola chiesa di Tor Lupara. Sono in cinquemila, ad ascoltare l’omelia dagli altoparlanti: la Municipale ha chiuso al traffi­co un tratto della via Nomen­tana, il sindaco di Fonte Nuova Fabio Cannella ha proclamato il lutto cittadino. Sono tutti in strada, a salutare per l’ultima volta Stefano e Cristian De Amicis. I volti di papà e figlio,
tifosi della Roma morti una settimana fa di ritorno dal­l’Olimpico, sono ovunque, sor­ridono: c’è la gigantografia presente anche sabato sera nel settore ospiti dello stadio di Genova, ce n’è un’altra con la scritta «Non vi dimentichere­mo mai» e un’altra ancora con dei pennarelli dove tutti posso­no lasciare una dedica. «Il vo­stro sorriso nei nostri cuori».

Tutto giallorosso - Le bare (bianca quella del piccolo Cri­stian, 7 anni) sono sommerse di fiori giallorossi: la folla apre un cordone per farle entrare in chiesa, non smette di applau­dire e di piangere. Una signora accusa un malore, l’ambulan­za parcheggiata non era lì per caso. Luana, moglie di Stefano e mamma di Cristian, ha lo sguardo perso nel vuoto, men­tre segue ciondolante il corteo funebre: la sorreggono i parenti, non ha più forze. Prova­no a dargliene le parole di don Paolo: «La speranza è che un giorno tutti noi ci ritrovere­mo». La è accorsa in massa, dietro uno striscione: «Roma piange i suoi figli. Ciao Cristian e Stefano». La Roma, invece, è presente con il vessil­lo e con una delegazione di ra­gazzi delle giovanili: non ci so­no dirigenti, il club su  «ringrazia tutti coloro che si sono uniti al dolore», affiancando la foto della squadra con la maglia in ricordo indos­sata a Genova a quella di Klo­se, anche lui unito nel cordo­glio nell’intervista post Lazio­- Torino. Ci sono anche tanti ro­meni (connazionali dei tre a bordo della Opel Tigra che ha travolto Cristian e Stefano): si temevano disordini, non è suc­cesso nulla. All’uscita dei fere­tri, volano in cielo palloncini gialli e rossi con i nomi scritti. Altri applausi, altre lacrime: poi parte «Roma Roma» di An­tonello Venditti, ma è un coro rotto dal pianto, non come al­l’Olimpico. «Un giorno, mam­ma Luana potrà riabbracciare il suo piccolo Cristian e il suo sposo Stefano», dice don Paolo prima dell’«andate in pace» fi­nale. Marito e figlio glieli han­no strappati troppo presto

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