Albertini: «Pronto a dirigere la Figc»

22/07/2014 alle 10:49.
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LEGGO (M. SARTI) - «Mi metto a disposizione. Ho sempre fatto il regista in campo, ora vorrei essere il regista del cambio di marcia del calcio italiano. Me lo hanno chiesto in tanti». Demetrio Albertini accetta la sfida della presidenza federale e lo annuncia in una conferenza stampa a Milano. Il suo identikit era stato indicato, tra gli altri, dal numero uno della Andrea Agnelli, come segno di rinnovamento. Concetto auspicato anche dall’ad del Milan Barbara Berlusconi. L’ex vicepresidente della Figc ed ex metronomo del Milan e della Nazionale si mette così in competizione con Carlo Tavecchio, presidente della Lega Dilettanti. Entrambe sono, al momento, candidature in pectore. Dovranno diventare formali entro domenica 27, sostenute dalla metà più uno dei delegati assembleari di almeno una Lega o una componente tecnica.

L’assemblea elettiva sarà l’11 agosto e il successore di Giancarlo Abete sarà votato dai delegati di Lega di A (che giovedì si riunirà per approvare un programma da sottoporre ai candidati), Lega di B, Lega Pro, Lega serie D, assocalciatori, assoallenatori ed arbitri. Il nuovo presidente della Figc avrà anche il compito di scegliere il ct che prenderà il posto di Prandelli: «I nomi che si leggono sono tutti grandi allenatori. Potrà prevalere chi sposerà il progetto della Federazione, diverso dal guidare un club», afferma Albertini. In pole Mancini e . Ecco le sue priorità «senza guardare al modello tedesco, perché siamo un altro paese con un'altra cultura, ma con lo stesso obiettivo raggiunto dalla Germania». La Figc «non può ridursi a una spartizione di poltrone. Va snellita l'attuale governance che non permette di prendere grandi decisioni se non all’unanimità ». Bisogna dare al calcio italiano «un progetto sportivo» partendo dalla «valorizzazione dei vivai». L’elezione eventuale di Albertini romperebbe un piccolo grande tabù: «Alcuni presidenti mi hanno detto: “Sei una persona meravigliosa ma non ti voto perché sei un ex calciatore”. Io non voglio essere il candidato di una fazione»

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