La Juve, i media e il calcio falsato

10/04/2014 alle 09:37.
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IL TEMPO (F. CALERI (A. AUSTINI) - Ai tempi in cui il Milan dominava in Italia e in Europa, i tifosi delle squadre rivali avevano un unico obiettivo: Silvio Berlusconi e le sue televisioni «schierate» al fianco del Diavolo rossonero. Poi si è passati alla rivolta contro l’Inter di Moratti e Tronchetti Provera, visto che Telecom Italia sponsorizza da anni il campionato. Adesso in pochi ne parlano, ma se c’è una società leader dei «conflitti d’interesse» con il calcio e tutto quello che gli ruota attorno è la .

Da Murdoch, quindi Sky , passando per Rcs , quindi Gazzetta dello Sport e Corsera , fino alla sponsorizzazione di Fiat alla Nazionale, i tentacoli di Elkann arrivano ovunque. Ed è proprio la società degli Agnelli l’obiettivo della Roma nei giorni in cui a Trigoria si chiedono perché alcune testate diano risalto ad alcuni episodi come la manata di ad Astori e molto meno ad altri che hanno visto protagonisti i giocatori juventini e non solo. La pressione mediatica è stata decisiva per la dell’attaccante giallorosso e, in precedenza, di : di questo sono convintissimi dentro la Roma. E chi vuole pensar male ha diversi elementi per alimentare la propria convinzione.

Il giallorosso, l’avvocato Mauro , ha sollevato ufficialmente il problema nel commentare l’ultima mazzata subìta dal club giallorosso ad opera del giudice sportivo, «stimolato» dalle tv e dai giornali. «Sappiamo, ed è già capitato in altre situazioni, che la Procura si attiva anche a seguito del clamore mediatico ed è già di per sé piuttosto discutibile» ha detto martedì. «Il clamore mediatico - ha aggiunto - è fuori dal nostro controllo ed è importantissimo nel mondo del calcio che non ci siano sospetti di conflitti di interesse, in considerazione anche della proprietà di alcuni organi televisivi rispetto ad altre squadre di calcio. È assolutamente fondamentale per la regolarità del campionato».

Il dirigente romanista non può che riferirsi a Milan e . Diretto il legame fra Berlusconi e Mediaset , più recente e ramificato quello fra la proprietà bianconera e la tv satellitare. John Elkann, da quasi un anno, siede nel board di News Corp , il colosso di Rupert Murdoch. In realtà, la nomina di Elkann è coincisa con la divisione in due parti dell’azienda australiana. Una editoriale, la nuova News Corp , che fra i suoi consiglieri, oltre all rampollo di casa Agnelli, annovera l’ex premier spagnolo Josè Maria Aznar. L’altra divisione dedicata all’intrattenimento, la 21th Century Fox anch’essa presieduta da Murdoch, è la proprietaria di Sky Italia . Insomma fra Elkann e il tycoon australiano c’è un legame d’interessi anche se, formalmente, l’attuale ruolo non consente a John di influenzarei contenuti di Sky .

Detto questo, la Giovanni Agnelli e C. S.a.p.az. è l’azionista di maggioranza del gruppo Rcs con il 20.55% delle azioni. Non a caso Mario Calabresi, ora direttore de La Stampa , è in odore di nomina al Corsera . È giusto sottolineare che fra i proprietari di Rcs ci sono anche Diego Della Valle patron della con il 9%, la Pirelli di Tronchetti Provera al 5.45% e Urbano Cairo presidente del Torino al 2.85%. Inoltre la Gazzetta dello Sport , primo quotidiano sportivo italiano, non è esattamente nelle grazie degli juventini dai tempi di Calciopoli. Ma lunedì scorso, a pagina 3, ha scritto la possibile sentenza del giudice sportivo su , quasi a invocarla, e puntualmente si è verificata: la cosa non è certo sfuggita alla Roma.

L’interesse di Elkann per i media è datato: dal 2009 siede anche nel board dell’ Economist . Quello per il calcio va al di là della , di cui la Exor è azionista di maggioranza con il 63.77% delle quote. La Fiat (oggi Fca dopo la fusione con Chrysler ), infatti, è uno dei finanziatori della nazionale di calcio, quindi della Figc, attraverso un ricco contratto di sponsorizzazione. Un sodalizio iniziato nel 2000 e rinnovato nel 2011: la presenza del marchio Fiat sull’abbigliamento sportivo e la fornitura di auto e mezzi per gli spostamenti, frutta alla Federcalcio circa 3 milioni a stagione per un totale di 12 in 4 anni che grazie ai bonus legati ai risultati possono salire fino a 18. Per una federazione che fattura, a detta di Abete, 180 milioni all’anno, è comunque una bella boccata d’ossigeno. Ma per il calcio si tratta di un fastidioso conflitto d’interessi.

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