13 anni muti

02/04/2024 alle 12:44.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Metà gennaio, cambio allenatore. Sacrosanto. Legittimo. La Roma sta andando molto male. Nella realtà funziona così. Per molti quel giorno è stato il 25 aprile, ed esagerando hanno creato una realtà parallela, con tanto di false aspettative. A cominciare dalle riabilitazioni dei patata. Spacciando Karsdorp per un buonissimo terzino limitato da Mourinho. Costruendo vana attesa per le resurrezioni di Renato Sanches e Smalling. Cercando nella vecchia gestione le cause della carenza di personalità e del cattivo utilizzo tattico dei vari Zalewski, Celik, Aouar. Celebrando l'assenza di infortuni, mentre prima siccome la squadra si allenava poco e male stavano tutti in infermeria.

E allora, così come un tempo era colpa di Garcia, poi di Di Francesco, quindi di Fonseca, in ultimo di Mourinho, oggi con chi ce la possiamo prendere? Appena si inizia a scrivere di infortuni da addebitare ai vecchi tecnici, inizia la nuova ecatombe. Non si scappa, è una tassa. Troppo difficile capire che si gioca troppo e che il problema è comune a tutte le squadre impegnate nelle coppe. Si sono dunque create aspettative su una rosa rigenerata da De Rossi, ma che continua a essere piena di storture e di lacune. Non a caso, a proposito di riabilitazioni, è stata riscritta la biografia di Tiago Pinto, tanto quasi da definirlo un genio incompreso e osteggiato dall'orco cattivo. Appena si è ricominciato a giocare ogni tre giorni, i calciatori hanno ripreso a frequentare l'infermeria.

De Rossi sta facendo un lavoro eccezionale, considerando i limiti di una rosa lunga soltanto nel reparto centrale di difesa, terribilmente corta in mediana, di basso livello alla voce terzini. Si cerca sempre la via più facile. Più banale. De Rossi ha messo insieme 7 vittorie, 2 pareggi e 1 sola sconfitta. Ha passato 2 turni di Europa League. Era impossibile fare di più. Eppure partono la conta delle formazioni sbagliate, e le litanie sulla fase difensiva sbarazzina. Inutile spiegare che assieme a De Rossi non sono arrivati Kante e Casemiro ringiovaniti di dieci anni. Troppo complicato capire che il lavoro psicologico lo ha portato da subito a motivare la squadra sfruttando un piano comunicativo opposto a quello del predecessore. Perché doveva fare leva su un gruppo che non reagiva più e quindi li ha lodati quasi a prescindere dal valore effettivo e dal rendimento.

A Lecce mancavano i due calciatori più talentuosi, Pellegrini e Dybala. Si è visto. Il livello cala, la differenza la faranno sempre e soltanto i calciatori. Gli allenatori devono essere bravi a sfruttare le caratteristiche degli atleti a disposizione. La Roma ha limiti non solo strutturali ma anche qualitativi. Ma invece che lodare i miglioramenti tattici apportati da De Rossi, è stato più banale scrivere che i vari Karsdorp, Zalewski, Aouar, Celik e compagnia fossero sfruttati male fino a gennaio. Aspettative pericolose. Solita solfa, guerre da pianerottolo, litigi che vertono sulle tovaglie piene di molliche sgrullate sul bucato di quello del piano di sotto.

In un'altra era, si sarebbe invece parlato molto degli obbrobri arbitrali. In un'altra era. Dal 2011, da quando sono sbarcati gli americani a civilizzarci, si è messa in circolo la gigantesca cazzata sulla cafonaggine di chi si lamenta, di chi subisce torti e non vuole tacere. Silenzio dei proprietari, mutismo di dirigenti, italiani e stranieri, alternatisi dietro le scrivanie, che guardavano e guardano chi evidenzia gli errori arbitrali come si guarderebbe un orango al giardino zoologico mentre si spulcia i piedi. Perbenismo da discount al grido di "vi meritate Gaucci e Ferrero". Chi si riempie la bocca di simili slogan, poco conosce la storia della Roma. Dino Viola e Franco Sensi dopo Budapest si sarebbero fatti arrestare, ma forse i manierati dirigenti, e chi sostiene questa teoria bislacca, seguivano l'NBA al tempo di Viola e Sensi. Ieri Viola e Sensi non avrebbero lasciato da solo De Rossi, che aveva appena fatto i conti con la seconda trasferta consecutiva condizionata da sbagli dilettanteschi del direttore di gara. Così come non avrebbero lasciato predicare nel deserto gli allenatori che da tredici anni a questa parte hanno provato ad alzare la voce per rappresentare la Roma, a volte esagerando, tipo Mourinho. Ma è sempre meglio esagerare per una protesta legittima che tacere abbassando la testa e fungendo da pungiball.

In the box - @augustociardi75

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