Non si deve rimpiangere Salah, non si vuole rimpiangere Alisson

09/01/2018 alle 20:36.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Giugno 2017, la Roma vende al Liverpool, cedendo uno dei migliori calciatori della rosa: 29 gol in due stagioni, assist, intesa con . Grave perdita tecnica. Necessità di bilancio. Luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre, dicembre. Siamo a gennaio. Nel frattempo la Roma attende che completi il rodaggio Schick, si interroga su Defrel, aspetta giocoforza Under che sta imparando l’italiano, e sa perfettamente che da ed non avrà mai la continuità che li renderebbe grandi campioni.

Facile rimpiangere , i suoi gol, i suoi assist, la sua intesa con . Facile ma del tutto inutile. Che fosse una grave perdita era evidente sette mesi fa. Che sarebbe stato difficile sostituirlo altrettanto. Ma per quanto se ne vuole ancora parlare? Soprattutto, a che giova parlarne ancora? Inutile fare amarcord, semmai la “riuscita” di nel Liverpool può essere un monito: non sempre chi lascia la Roma si perde. Scherzare tecnicamente col fuoco può lasciare il segno. Anche perché per competere per quel vertice che dice non essere ancora alla portata della Roma, esistono due strade. Quella della , che ha tutto ciò che le altre italiane non hanno, e quella che passa attraverso la continuità, che quest’anno sta provando a battere il . Quest’anno, perché in passato il ha venduto Lavezzi, Cavani e Higuain.

Come dare continuità alla Roma? Non vendendo i calciatori che fanno realmente la differenza. Chi fa realmente la differenza nella Roma attuale? Per questione di rendimento e di carta di identità, uno: . Che non a caso da ottobre è nel mirino delle big d’Europa. Del Bayern Monaco al PSG fino al Liverpool. La Roma deve trovare la forza per trattenere i giocatori che possano ribellarsi alla storia recente. Ben consapevoli che nel calcio di oggi se non hai multimilionari alle spalle, difficilmente puoi fermare calciatori per i quali arrivano proposte da plusvalenza. Ma per vincere a volte devi andare contro i criteri meramente finanziari. Il rischio d’impresa, se non comporta il tracollo, va corso. E se non è più tempo per rimpiangere , perché non avrebbe senso farlo, la speranza è che non si debba fra qualche mese rimpiangere .

@augustociardi - In The Box

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