Aquilani: "La rabona con il Milan? Puro istinto. Devo molto a Spalletti"

06/12/2018 alle 00:57.
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ROMA TV - Alberto Aquilani si racconta. L'ex centrocampista della Roma è il protagonista dell'ultima puntata di 'Slide Show', il format del canale ufficiale del club giallorosso in cui i protagonisti si raccontano attraverso alcune immagini significative della propria carriera.

Si inizia con una foto della premiazione dello scudetto giovanissimi nazionali: “Qui il presidente Franco Sensi ci stava premiando per lo scudetto. Un periodo bellissimo, l’allenatore era Alberto e vincevamo sempre. Arrivammo in finale anche con gli Allievi Nazionali ma perdemmo. Ero il capitano della squadra e ricevere il trofeo dal presidente Sensi fu un’emozione. Lui era molto vicino a tutti, grandi o piccoli trattava tutti allo stesso tempo. Ci seguiva sempre, ho un grande ricordo”.

Poi la Primavera “Lì era un po’ diverso. Io e altri 3-4 ci allenavamo spesso con la prima squadra, quindi ho vissuto meno il gruppo. Ci allenavamo in prima squadra e giocavamo con la Primavera, non bene a dire il vero. Ho bei ricordi”. E il primo approccio con la prima squadra nel 2001: “Ero il più piccolo, ero emozionato e ci hanno sempre aiutato tanto. Assuncao mi dava tanti consigli. Entrare nello spogliatoio dei grandi è complicato, hai paura di come muoverti. Io sono un ragazzo timido, non dico che provavo vergogna ma quasi. Ci hanno sempre aiutato e così ho fatto anche io diventando vecchio”.

Si passa all'esordio in A: “Uno dei giorni più belli della mia vita, ho esordito con la maglia del mio cuore, Capello mi diede l’opportunità durante un Roma-Torino. Giocai pochi giorni prima in Coppa Italia, con la Triestina, dal primo minuto ma l’esordio in A è un’altra cosa. L’arbitro, quando entrai e mancavano 2 o 3 minuti, mi disse che dovevo stare tranquillo perché finché non avessi toccato una palla non avrebbe fischiato una palla”. E la tappa alla Triestina: “Una tappa molto importante, la prima esperienza fuori casa, la prima volta in un campionato vero. Mi ha aiutato molto a crescere. Qui feci un gol per 4-3 all’ultimo minuto contro il Livorno”.

Poi gli ex compagni, in primis “Fu il primo anno dopo la Triestina. Forse l’anno più complicato, l’anno in cui giocai di più”. Poi Rosi: “Un grande amico mio, più giovane di me. Qui stavamo a Trigoria, era casa mia. Conosco ogni mattonella alla perfezione anche se oggi è diversa, è cambiata in meglio. Avere ragazzi come te che coltivano lo stesso sogno ci ha aiutato”.

Si passa al primo anno di “Con lui sono cresciuto tanto e siamo stati 5 anni insieme, mi ha insegnato molto. Ho dei buoni ricordi, indelebili, di quegli anni. Lui è un allenatore pazzo, divertente anche, ci faceva ridere e giocavamo un bel calcio, spensierati. Faceva giocare molti giovani e il calcio visto in quegli anni l’ho visto poche volte. Quando è tornato magari ci sono state delle incomprensioni ma in quegli anni ci siamo veramente divertiti”.

E le giocate. Prima il gol al derby: “Esordire in A è bello, giocare in prima squadra è bello ma segnare al derby va oltre. Uno dei ricordi più belli della mia vita, è qualcosa di difficile da spiegare. Non ci sono tante parole. Sono contento e orgoglioso che il mio nome rimanga impresso in un derby, era anche un derby importante. Dopo quel gol non dico che avrei potuto smettere ma quasi. Non ho mai esternato molto le mie emozioni, sono introverso, ma fu un motivo di orgoglio”. E la storica 'rabona' contro il Milan. Quella vittoria mi diede una consapevolezza importante, ho fatto una grande giocata ma se non avesse segnato, sarebbe rimasta fine a sé stessa. È stata una grande emozione, io di puro istinto diedi quel pallone a Mancini che poi crossò per . Il giorno dopo fui convocato in Nazionale, è stata una grande soddisfazione”.

 

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