Pjanic torna a suonare. Il piccolo Mozart vola alla conquista di Roma

13/12/2012 alle 10:00.

GASPORT (A. PUGLIESE) - Il pianista è tornato a suonare. Note sublimi, le stesse che a Lione gli erano valse il soprannome di piccolo Mozart, per l'abilità e l'eleganza di ogni sua giocata. Lo stesso spartito che lunedì ha suonato all'Olimpico, quando

Metamorfosi «Non conosco un solo giocatore felice quando resta fuori, ma il mio rapporto con Zeman è molto buono — aveva detto sabato scorso a L'Equipe — Nel periodo in cui non giocavo ho lavorato di più per dimostrare al mister che non mi arrendo. E credo che lui lo abbia capito». È andata proprio così, tanto che lo stesso Zeman si è ricreduto sul esterno alto d'attacco, passando da un «secondo me lì non ci può giocare, non renderebbe come potrebbe» a un «mi sono reso conto che può fare quel ruolo e anche molto bene». Del resto, arrivò a Roma con l'etichetta del trequartista, anche se a Lione, nel 4-3-2-1 di Claude Puel, giocava spesso nei tre di centrocampo, con licenza di offendere. Tanto che spesso e volentieri veniva spostato avanti, tra i due trequartisti a supporto della punta.

Posizione «Trequartista o intermedio, per me conta rimanere al centro del gioco», disse Mira appena sbarcato a Roma, più di un anno fa. E con quei piedi lì, al centro del gioco deve starci. Sempre. Ma in quest'anno e mezzo di romanità, si è sempre discusso tanto sulla sua posizione di massima efficacia, fino ad arrivare alle dichiarazioni dello stesso Zeman di lunedì sera. « ha grande qualità come giocatore. Certamente si presenta meglio in fase offensiva, mentre in quella difensiva ancora gli manca qualcosa...». Insomma, in perfetto stile-Zeman, il boemo non si accontenta mai e quella fase difensiva è cilò che gli rimprovera dall'inizio della stagione, il suo tallone d'achille. , però, non è che non difende, ma lo fa diversamente: in seconda battuta, sulle linee di passaggio avversarie. Certo, se ci si aspetta che morda le caviglie dell'avversario o che abbia doti di interdizione, allora no. Anche perché in quel caso, altro che Iniesta...

Fiducia Cinque partite dopo, dunque, la vita calcistica di è tutta un'altra cosa. Certo, per chi è fuggito dalla guerra da bambino («Avevo due anni. I primi tempi sono stati difficili, ci ha salvato il calcio: mio padre ebbe i documenti per restare in Lussemburgo perché giocatore», ha detto il bosniaco) ed è cresciuto solcando l'Europa, l'abitudine a superare i problemi è innata. «Sto lavorando bene, ho la fiducia dell'allenatore che mi dà la libertà di esprimermi — ha detto lunedì sera —. E poi mi sento bene fisicamente, tecnicamente mi riesce di fare tutto quello che voglio. Non voglio fermarmi». Non si fermerà, il piano è pronto per conquistare Roma per sempre. 

Clicky