Il Torino di Ventura

16/11/2012 alle 10:25.

LAROMA24.IT - Il Torino torna all'Olimpico dopo 3 anni, con il piglio da provinciale svezzata dall'incubo della Serie B. La Roma arriva a questo match come peggio non potrebbe, con problemi e polemiche dentro e fuori i cancelli del Fulvio Bernardini. Derby perso, caso De Rossi, rapporto tecnico-squadra: tutto in casa giallorossa

 

 
TORO, COME ERAVAMO - Formalmente nato nel 1906, il Torino Football Club trae i suoi natali dalla fusione di diverse società sportive piemontesi. Tra le birre del Voigt di Via Pietro Micca prese forma il sogno calcistico piemontese, inizialmente a colori gialloneri. Diverse le ragioni che portarono al conosciuto e distintivo color granata: si ipotizza un legame con i tratti cromatici della Brigata Savoia, ma non si esclude che a consegnare alla storia questa tonalità fosse stato tal Dick, tifoso della francese Servette, battente bandiera rosso scuro. Primi vagiti e fu subito derby: a poco più di un mese dalla nascita, il Toro si impose per 2-1 sulla nella prima stracittadina. 
 
“SULLA COLLINA LA TUA VOCE SI FERMO'” - Gli anni passarono e il Torino riuscì a vincere solo uno scudetto fino agli anni '30. Non fu Serie A: le 22 squadre parteciparono al torneo nominato Divisione Nazionale, uno degli antenati della massima serie italiana. Nel 1927-28 il Toro si aggiudicò il primo trofeo nazionale, superando di un punto il . Determinante l'apporto di Libonatti: dei 78 gol fatti, 35 furono suoi. Crescevano intanto i Balon Boys, divisione giovanile dedicata a Baloncieri, ritiratosi nel 1923: questi ragazzi formarono poi una delle formazioni calcistiche più forti di tutti i tempi. Arrivò alla guida del club Ferruccio Novo: dal cuoio al calcio, la sua gestione viene ricordata come quella del Gran Torino. Una formazione unica, che sfruttò il florido settore giovanile, l'abilità da Mecenate e la disponibilità economica del nuovo presidente e l'abilità del suo tecnico Egri Erbstein-Leslie Lievesley. Cinque titoli in cinque stagioni dal '42 al '49: un lustro dominato dai granata di Mazzola, capitano e leader di una rosa di campioni. Ma quel 4 maggio 1949 arrestòla corsa di quel Torino: si schiantò contro la Basilica di Superga l'aereo che stava riportando la squadra in Piemonte. Storia nota: 31 morti, nessun superstite. 
 
NOBILE DECADUTA – Da quel giorno maledetto, il Torino non è mai riuscito a ritrovare la competitività di vertice che caratterizzò l'era Novo.I granata non tornano alla vittoria prima del 1974-1975, dove il tandem Pulici-Graziani vince a suon di gol il campionato. Tra alti e bassi, il Toro è arrivato nel nuovo millennio con la fama di eterna incompiuta. Non solo: il club deve subire, nel 2005, l'onta del fallimento e della mancata iscrizione alla Serie A. Il pubblicitario Urbano Cairo, dopo numerose vicissitudini, diventa presidente e comincia un lavoro di ristrutturazione economica e societaria che, tra mille polemiche, riporterà il club in Serie A. 
 
OGGI – Il Torino, dopo due anni di Serie B e una singola apparizione in Serie A, torna nel massimo campionato italiano alle porte della stagione 2012-2013. Con Giampiero Ventura in panchina, i granata guadagnano la promozione con un secondo posto, alle spalle del di Zeman: stessi 83 punti del Delfino, ma differenza reti minore per Bianchi e compagni. L'approccio alla Serie A è positivo: 14 punti e sincere pacche sulle spalle di Ventura, quelli che avrebbe la Roma senza lo 0-3 a tavolino di Cagliari. 
 
COME GIOCA – Il Torino di Ventura si affida ad un 4-4-2 apparentemente spregiudicato: due attaccanti di ruolo, con Bianchi punto di riferimento, e due ali dalle spiccate doti offensive compongono il reparto avanzato. In mezzo al campo si punta sulla quantità e l'esperienza: il tecnico genovese si affida spesso alla coppia Gazzi-Brighi, mix di corsa e sostanza sulla mediana. In difesa domina Angelo Ogbonna, spesso accostato alla Roma: centrale roccioso, fa della fisicità e della corsa le sue armi migliori.  Guardando i numeri, trae in inganno l'approccio tattico di Ventura: i granata hanno subito solo 10 gol, primato difensivo in Serie A. Il grande limite dei piemontesi è però la panchina: con una rosa ridotta all'osso e poco competitiva nei suoi interpreti non titolari, il Torino ha impiegato solo 21 giocatori in questa stagione. 
 
Antonio Paesano