Conti in rosso, l'apprendistato tenta i club di calcio

23/02/2012 alle 13:17.

IL SOLE 24 ORE (M. BELLINAZZO) - Quella del calciatore-apprendista sarà pure una figura atipica. Ma per i club della vecchia serie C - oggi Lega Pro - già falcidiati dalla crisi che ne ha fatti saltare solo nell'ultimo anno 13 su 9o, il ricorso all'apprendistato è cruciale per salvare i bilanci e dare un futuro a un movimento che dà lavoro a circa 2mila atleti professionisti e conta oltre 6.50o

L'attuale normativa sull'apprendistato (il decreto legislativo 167 del 2ou) non ne vieta l'estensione al settore sportivo. Anche se in Lega Pro nessuno nasconde le difficoltà di renderne coerente l'impianto - finalizzato al raggiungimento di una qualifica professionale - con la carriera sportiva. Per questo sarebbe preferibile il varo di una disciplina speciale per i giovani calciatori (dai 16 ai 21/22 anni) magari da inserire nell'ambito della revisione della legge 91 dell'8i sul professionismo sportivo. Eventualmente, dato che solo una parte dei giovani di serie prosegue nel mondo del calcio, il "programma formativo" del contratto dei baby calciatori potrebbe anche essere finalizzato al conseguimento di un diploma o comunque di una qualifica professionale extra-sportiva. I vantaggi dell'adozione di un contratto di apprendistato calcistico per i club di Lega Pro in cronica carenza di risorse (mediamente nel biennio 2008-2010 hanno fatturato meno di due milioni di euro all'anno, spendendone tre) sarebbero evidenti. Dalla possibilità di derogare al minimo contrattuale (oggi fissato a 18mila euro annui in Prima Divisione e 16mila in Seconda), alla facoltà di accedere a sgravi fiscali e contributivi, alla chance di valorizzare i giovani, ottenendo gli aiuti riservati dalla Figc (i6 milioni a stagione) a chi schiera under 20 e di ritornare a fare mercato per la serie A e B, come avveniva fino a una decina di anni fa.