L’Atalanta non ci vuole a Bergamo

21/02/2012 alle 09:21.

IL ROMANISTA (D. GALLI) - Porta un amico non tesserato nel settore ospiti? Sì, fallo pure. Ma non se è della Roma. Con una decisione che ha amareggiato per primi i vertici dell’Osservatorio nazionale



Alla base non c’è una pregiudiziale razzista, una antiromanità latente, un’antipatia per la squadra simbolo della Capitale. No, è proprio l’iniziativa del Viminale che ha fatto flop. La Roma, che ha permesso ai ragazzi del Parma di entrare domenica nel settore ospiti, è stata un’eccezione. Un’isola felice. Ancora una volta. È l’8 febbraio. Approfittando di una congiuntura favorevole, del fatto che Maroni non è più Ministro dell’Interno e al suo posto c’è la più ragionevole Cancellieri, l’Osservatorio vara una mini-riforma. Quella ribattezzata immediatamente "porta un amico non tesserato nel settore ospiti". Mini, perché l’obiettivo delle curve sono le trasferte libere, oltre alla modifica dell’articolo 9, quello che vieta lo stadio per sempre a chi ha ricevuto in passato una diffida. Ma tant’è, era un’apertura, un segnale positivo. Di speranza. Andava semplicemente colto dalle società. «I possessori di fidelity card (la tessera del tifoso, ndr) - si legge sulla determinazione dell’8 febbraio - potranno acquistare tagliandi per le trasferte anche per un proprio ospite, esibendo al rivenditore la fotocopia del suo documento». Ospite. Amico. Stessa cosa, ovviamente. Attenzione, però, non è un obbligo. È una facoltà. I club fanno finta di niente, guardano dall’altra parte, accolgono la determinazione laddove questa prevede che d’ora in poi basti tessera sanitaria o codice fiscale per comprare un biglietto per un under 14. Ma quest’altra parte viene completamente ignorata. Ignorata apposta. La Roma no. Per i biglietti con il Parma, a Trigoria comunicavano: «I titolari di tessera del tifoso potranno acquistare un tagliando di settore ospiti anche per un proprio conoscente, previa presentazione all’operatore della propria tessera e di una fotocopia di un valido documento d’identità del titolare dell’altro tagliando».



Ma perché la Serie A sta facendo resistenza a un provvedimento che contribuirebbe a riempire (almeno in parte) gli stadi? Ci sono un paio di motivi. Qualche club è legato a società di ticketing che ancora non sono in regola con la on line, il sistema che controlla in tempo reale i dati di chi acquista un biglietto. Qualche altro, invece, semplicemente non ha alcuna voglia di rischiarepermettendo l’accesso anche ai non tesserati. È il caso dell’Atalanta. A Bergamo hanno per partner Lottomatica, una delle società di ticketing che con la on line è a posto. Non è una questione di razza o Roma ladrona. D’accordo. Ma allora perché non ci vogliono?

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