Castello di Cisterna, là dove nascono i talenti

10/02/2012 alle 08:18.

CORSPORT (F. MANDARINI) - Oltre quel portone di ferro semichiuso, dipinto di un intenso rosso ruggine, puoi rischiare di bruciarti il naso, le braccia e le mani. È possibile. Non è detto, non è certo, ma là fuori il mondo è una terra di confine fatta di case popolari e asfalto solcato da uomini e donne in lotta con la vita.

 

TOTO' BIS - E allora, di nuovo qui. «E’ bello ritrovarsi». Di nuovo a Castello di Cisterna per raccontare l'ultimo atto della saga dei giovani svezzati e lanciati dalla scuola calcio di Lorenzo D'Amato, ex giocatore e allenatore che gira l'Italia meridionale a caccia di talenti per l'Usd San Nicola, diretta in prima persona all'interno dello stadio con il campo in erba sintetica, e per l'Empoli. «Sono orgoglioso di Piscitella: in lui rivedo un po' il giovane Totò». Cioè Di Natale, scoperto da lui quando per tutti era il piccolo fenomeno Tonino, stesso
Li ha scoperti e cresciuti nella sua scuola calcio Lorenzo D’Amato: «Sono orgoglioso di Giammario in lui rivedo Di Natale!»
 
LA SCUOLA - La stella dell'Udinese, sì, ma anche Caccia, Lodi e Montella. Che, nelle ingiallite foto d'archivio dal valore affettivo inestimabile, appare molto simile al presente. «Questi ragazzi sono cresciuti qui con me: sono felice che abbiano fatto carriera, ma non è stata una sorpresa» , sottolinea fiero D'Amato. Per tutti George Best: «Mi chiamavano così perché quando giocavo avevo il suo stesso taglio di capelli». 
 
IL CICLO - L'esordio e la conferma di Piscitella, dicevamo. Che hanno rilanciato un concetto: quella di Castello di Cisterna è una delle migliori fucine calcistiche italiane. «Nessuna casualità, ma fiuto e programmazione» . Sin dal 1982 a cadenza sistematica: in principio fu Caccia; poi Montella, Di Natale e Lodi. E in mezzo Riccio e Capuano. Fino a Piscitella: «Notai Giammario nel 2005 in un'amichevole giocata a San Marzano sul Sarno, il suo paese: lo portai da noi e poi partecipò al provino organizzato dall'Empoli. Fu scelto». (...)

 
 

CASTELLO SICILIA - E giù a raccontare aneddoti: «Da ragazzino Di Natale mi diceva sempre scherzando, “mister, il mio sinistro vale un miliardo e il due”». Valgono molto di più. «E’ sempre stato un fenomeno. E pensare che dopo due mesi scappò da Empoli?». Poi, Montella: «Era un fuoriclasse da giocatore e oggi lo è da allenatore». E Luis Enrique? «Un grande tecnico, un maestro che ha il coraggio di puntare sul serio, non solo a parole, sui giovani come Piscitella». Una pausa. Un giro di sguardi nel microscopico ufficio pieno zeppo di coppe, e poi zac: «A Catania c'erano tre generazioni di ragazzi cresciuti a Castello: Montella in panchina, Lodi e Piscitella in campo». Il sorriso esplode. 
 
I SACRIFICI - Un Castello di talenti costruito con passione: «Perché in ogni angolo della Campania c'è un ragazzino che può fare strada». E fatica: «Abbiamo 250 allievi, 14 squadre e 10 allenatori che guadagnano tra 150 e 600 euro. Non godiamo di sovvenzioni e il fitto dello stadio ci costa 25mila euro a stagione, ma se le famiglie dei ragazzi non possono pagare la retta, li facciamo allenare gratuitamente». Di situazioni difficili, oltre quel portone rosso ruggine, ce sono tante.

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