
IL ROMANISTA (D. GALLI) - I compagni a Trigoria lo prendono in giro. «Ahò, la passi solo a Osvaldo!». Beh, hanno ragione. E per fortuna che hanno ragione. Perché Aleandro Rosi, "Leo" per Luis Enrique, ha servito due assist nelle ultime due partite alloriundo argentino.
Uno dei due è valso il gol da tre punti che ha permesso di sbancare Parma, laltro ha consentito di realizzare il raddoppio contro lAtalanta. Per Rosi, è letà delloro. È il momento più alto di una carriera che pareva destinata a proseguire lontano da Roma. Su Facebook fioccano i complimenti, lui ringrazia tutti. E quasi semoziona. Aleandro non cè abituato. Non è un primo attore, è un ragazzo umile, ai flash dei fotografi preferisce una foto con gli amici. Negli anni ha dovuto digerire di tutto. Lanno scorso sarebbe dovuto partire, avrebbe voluto lasciare definitivamente Roma. Era tutto pronto. Poi Ranieri si impuntò e Aleandro accettò di restare. A malincuore. Perché sapeva che non avrebbe trovato spazio. E così fu. Relegato in un angolo, Aleandro non è mai stato la prima scelta. Luis Enrique gli ha voluto parlare. «Io do fiducia e unopportunità a tutti, Leo». Leo gli ha creduto. Quando il treno è passato, lha preso al volo. Ha conquistato immediatamente la fiducia di Don Lucho, perché ha saputo rispettare fedelmente le consegne. Non avrebbe più dovuto fare il terzino vecchia maniera, ma lesterno basso travestito da ala. Avrebbe dovuto seguire il gioco e accompagnare la squadra.
Avrebbe dovuto cambiare mentalità, modo di intendere il calcio, sarebbe dovuto stare al passo dei (nuovi) tempi. Rosi ha obbedito. E adesso è lì. Titolare. Due assist, un sombrero con lAtalanta, una serenità mai provata. Rosi è unaltra persona. È migliore. Ed è anche un uomo spogliatoio, è un amicone. Sabato sera ha portato in giro Bojan e Kjaer. Una capatina in centro, una serata di assoluto relax, necessario per rilassarsi dopo la meravigliosa vittoria con lAtalanta. A Trigoria ha un feeling particolare con Okaka. Ma considera Totti un fratello maggiore, più che un amico. Sono romani, sono cresciuti nella stessa palestra di vita, questa città che raramente consente di diventare profeti in patria. Ma quando succede, si entra nella leggenda. Si diventa Totti, si diventa De Rossi. Se Rosi guarda al futuro, il futuro è quello. E non ascolti i compagni, ascolti il cuore della gente. Continui pure a servire Osvaldo, solo Osvaldo. Perché poi, comè che dice il proverbio? Non cè due senza tre. Parma, Atalanta. E...