Bojan e quel consiglio di Rubio

02/07/2011 alle 11:59.

IL ROMANISTA (E. MASETTI) - Non è un titolare, nell’ultimo anno e mezzo in campo si è visto pochissimo, eppure la sua partenza ha lasciato nello sconforto i tifosi del Barcellona, come i blog dei tifosi puntualmente riportano. L’amico - e coetaneo - invece titolare lo è stato e anche il suo, di addio, ha lasciato perplesso più di qualcuno.

Ed entrambi sono timidi: capelli lunghi, volto da bravo ragazzo appena uscito da scuola - anche se in realtà loro sono coperti d’oro dallo stesso sponsor tecnico milionario - stessa, dicono, dedizione al lavoro. Poche discoteche tanto pallone, sia esso rotondo o a spicchi. La redazione del Mundo Deportivo, che poco tempo fa ha dedicato una pagina al racconto delle "vite parallele" dei due giocatori, li descrive così: «Il 21 dicembre 2007, quando si sono conosciuti qui da noi, erano bambini e adesso sono stelle. Ma hanno mantenuto la stessa naturalezza, simpatia e semplicità». Vero, tanto che entrambi hanno cercato di salutare il nel modo più indolore possibile. Bojan punta a fare una conferenza di addio, Rubio potrebbe seguirlo, considerato anche che la Spagna conta su di loro anche per continuare la tradizione vincente nelle rispettive selezioni nazionali. Con numeri così sarebbe difficile credere il contrario: Bojan a 19 anni - da compiere - vinceva la sua prima (a Roma), Rubio a 18 anni - sempre da compiere - si portava a casa, con tanto di lacrime, un argento olimpico. Roba che la maggior parte dei loro coetanei sogna. I sogni invece loro li hanno sempre condivisi. Uno facendo il tifo per l’altro. Rubio dagli spalti del Camp Nou, Bojan da quelli del Palablaugrana. Praticamente, dovevano solo attraversare la strada. Oppure prendere un aereo, come fece il futuro romanista in occasione della finale di Eurolega vinta dal a Parigi nel 2010. Adesso però si separano. Vedersi, con un oceano di mezzo, sarà più difficile, ma gli basterà sentirsi al telefono per tornare ad essere vicini e sentirsi di nuovo a casa. Stavolta non più come promesse, ma come campioni veri.

 

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