Doni, entusiasmo da numero 1

20/12/2010 alle 09:08.

IL MESSAGGERO - «Mi sono commosso dopo l’abbraccio dei compagni a fine gara. Intenso, vero e lunghissimo». Doni, quando l’arbitro Damato nel catino gelato di San Siro dice basta, si sente la Roma di nuovo sua. Sommerso dagli altri, per primo il capitano dell’impresa, De Rossi che, arrampicandosi, gli salta in braccio



Se su quest’ultima frase dovrà rispondere e chiarire la società e volendo pure Ranieri che ha il comando nel centro sportivo, sull’esaltazione pubblica del compagno c’è poco da discutere. E’ tanto chiara che Julio Sergio, il titolare dell’éra Ranieri, si è subito andato a lamentare con i dirigenti per le parole del capitano (i due portieri, come è noto, non si parlano).

Doni, capendo la situazione, si limita a incassare i complimenti del compagno: «Ringrazio per le frasi che ha detto sul mio conto». Ma non si ferma a Daniele, per non dimenticare tutti gli altri: «Io mi sono sempre sentito dentro questo gruppo. Ne ho sempre fatto parte anche quando poi non venivo convocato o salivo in tribuna». Racconta la serata di San Siro, dall’alto della sua statura (e anche dell’esperienza e della personalità che ne fanno un leader riconosciuto nello spogliatoio), come fosse un ragazzino all’esordio. «Non giocavo titolare da quasi un anno e per me tornare in campo dall’inizio è stato emozionate proprio come un nuovo esordio».

La parata decisiva e da ricordare nel primo tempo: «Sono stato bravo a restare in piedi, a non buttarmi per terra, davanti a Ibra che si era presentato da solo in area». Chiuso il 2010, aspetta di conoscere che cosa sarà di lui nel 2011. A gennaio, la sessione invernale del mercato. «Io vorrei rimanere, ma il mio futuro dipende dalla società. Bisogna capire se puntano a confermarmi». Il suo contratto scade nel 2012. Doni può andare in Inghilterra. Scarta il West Ham e il Fulham, accetterebbe invece l’Aston Villa e anche il Malaga. «Non so se qui tornerò a essere un titolare: la decisione spetta a Ranieri. Ma io, dentro di me, ho sempre ragionato da primo. Anche quando non giocavo...».