E' diventata la Roma di Borriello e Menez

19/12/2010 alle 17:13.

REPUBBLICA.IT (M.PINCI) - "Possiamo vincere lo scudetto". La voce di Borriello e Menez in un Meazza già semivuoto suona come l'urlo di tutta una squadra, di un'identità di gruppo ritrovata, sulla scia del successo che serviva per tornare a credere alla rincorsa. "Possiamo vincere lo scudetto", frase tabù fino a poche ore fa, e che ora accompagnerà la Roma - regina dell'anno solare 2010 con 81 punti - per tutta la settimana di vacanze invernali, alzando l'asticella degli obiettivi dov'era a inizio stagione.

NUOVE GERARCHIE - L'invenzione di uno, il graffio dell'altro. La rete realizzata sotto la Curva Nord dello stadio di San Siro è frutto di un'idea semplice ma efficace: Menez sfonda sulla destra e centra per Borriello-gol: un copione scritto a tavolino e già interpretato con successo, in questo spaccato di stagione contro la e nella rimonta sul Bayern all'Olimpico. E poco importa se stavolta serve la partecipazione straordinaria di Abate perché l'opera dei due interpreti romanisti sia davvero da applausi. Intorno alla coppia Ranieri ha costruito la nuova versione della sua squadra: Menez libero di inventare, a Borriello il compito di fare gol. Dietro, una rete di uomini che non può prescindere da Simplicio, e che ha riscoperto i veri e Mexes, oltre a un Brighi per tutte le stagioni. Soltanto pochi mesi fa la squadra che volava verso un titolo che non avrebbe raggiunto si stendeva su un asse che legava Julio Sergio, Burdisso, Pizarro, . E Vucinic, finalizzatore principe (19 gol) della manovra. Ieri a San Siro, di quei cinque soltanto Burdisso era in campo, defilato in un ruolo non suo dall'assenza di Cassetti. La lezione è chiara e il derby dello scorso anno aveva già indicato la strada: per ritrovare se stessa, la Roma ha dovuto rivedere le gerarchie interne rinunciando ai suoi monumenti. Ed eleggendo nuovi "intoccabili".

NUOVO ADRIANO - La notte milanese però, ha fatto di più. Perché oltre a disegnare il primo ritratto della nuova Roma ha restituito, se non al calcio, almeno al campionato un suo giocatore. A Milano, proprio dove aveva scritto le pagine più importanti della sua carriera, Adriano è tornato protagonista. Certo, i chili di troppo (cinque? dieci?) restano evidenti. Ma negli 87 minuti in cui ha giocato, l'attaccante ha mostrato i primi segnali di luce della sua terza vita italiana: un paio di dribbling a metà campo, qualche giocata interessante, più d'un pallone difeso per far salire la squadra. Minimo sindacale per tutti, non per chi convive con una situazione psico-fisica non semplicissima e, nel momento del recupero, è inciampato in due infortuni fastidiosi. Fino a otto giorni fa Adriano era deciso a salutare Roma con l'inizio delle vacanze invernali accettando la corte del Corinthians. Poi un colloquio con Rosella Sensi (ma anche la certezza che il contratto da 5 milioni lordi all'anno che ha con i giallorossi non lo avrebbe trovato da nessun'altra parte), lo hanno convinto a rivedere le sue posizioni. "Resto", ha detto in un'intervista al Corsport. "Resta", hanno ribadito Rosella e Ranieri. Oggi partirà per Rio, dove lo aspetta la madre Rosilda, e dove ritroverà l'ex moglie Danielle con i figli (partiti da Milano due giorni fa). Nel corso della settimana, Adriano valuterà il suo futuro, ascoltando anche il parere della madre e dell'agente Rinaldi. Ma anche in Brasile sembrano essersi accorti che qualcosa è cambiato: "Da noi si troverebbe bene, avrebbe l'esempio di Ronaldo - spiega Sanchez, presidente del Corinthians - ma sarà difficile prenderlo, guadagna tanto e ha un contratto fino al 2013". Gli 87 minuti di Milano, la fiducia di Ranieri, possono aver aperto una nuova pagina nella carriera di Adriano. Spazzando via le tentazioni di addio. 

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