«Mio fratello Jeremy è un giocatore unico»

01/12/2010 alle 10:03.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Intervistare Kevin Menez non è semplice, a meno che non si parli francese alla perfezione e si riesca a sentire bene la telefonata nonostante vari rumori di sottofondo che non favoriscono in alcun modo la conversazione. In un misto di inglese, francese e italiano il ragazzo dimostra che buon sangue non mente e dà libero spazio alla fantasia per comunicare quello che vuole dire. E

alla perfezione e si riesca a sentire bene la telefonata nonostante vari rumori di sottofondo che non favoriscono in alcun modo la conversazione. In un misto di inglese, francese e italiano il ragazzo dimostra che buon sangue non mente e dà libero spazio alla fantasia per comunicare quello che vuole dire. E principalmente: «Mio fratello Jeremy a Roma si trova benissimo. Sente l’amore dei tifosi, che ricambia

completamente. E in testa ha un solo pensiero: vincere»
.

Non è un tipo banale, il ventottenne Kevin: somiglia a Jerry come una goccia d’acqua (il giorno che arrivarono

a Roma, il 28 agosto del 2008, sembravano gemelli) è molto protettivo nei suoi confronti e accetta senza problemi di parlare del loro rapporto. Un rapporto fatto, oggi, di spensieratezza, sorrisi e, perché no, ricchezza, ma che nella vita ha dovuto fare i conti con la separazione dei genitori e con un’adolescenza vissuta in un quartiere difficile di Parigi. In tanti ne hanno parlato, e scritto, spesso enfatizzando o, altrettanto spesso, lanciandosi in giudizi sommari. Kevin lo sa, ne è consapevole fin dai tempi in cui il fratello indossava

la maglia del Monaco e la Francia iniziava ad accorgersi di lui, e per questo ci tiene a dire la sua. Senza

retorica: «Quando si cresce in un quartiere difficile, quando le banlieue sono la tua scuola di vita, si forma un

carattere molto forte, non si accettano le sconfitte e i fallimenti. Mai»
. È anche per questo che Jeremy, come

confidato persino da Ranieri al forum del Romanista, è sempre molto esigente con se stesso. E con la Roma.

«Una squadra - secondo Kevin - fatta di grandi campioni, che può vincere lo scudetto». Cosa che renderebbe felicissimi tutti i tifosi giallorossi, ovviamente, e anche quel ragazzo dallo sguardo «timido», che da bambino

non si staccava mai dal pallone, era innamorato di Zidane e sognava «di vincere qualcosa di importante». E ora ne ha la possibilità.



Cosa ricorda della vostra infanzia?

In famiglia siamo solo noi due fratelli e quindi da ragazzini stavamo spesso insieme, ma lui preferiva il pallone. Era il compagno più fedele. Ha sempre parlato poco, era timido e preferiva pensare al calcio dalla mattina alla sera. 

In famiglia avevate intuito che sarebbe potuto diventare un campione?

Sin da bambino aveva un dono, vedevamo che era dotato con la palla. Speravamo diventasse un grande giocatore, ma non potevamo esserne sicuri.

Chi era il suo idolo?

Gli piacevano i calciatori di talento come Maradona, Platini... Ma aveva una grande passione per Zidane: era il suo mito.



Qual è il primo ricordo di Jeremy calciatore?

Da bambino col pallone, nelle strade sotto casa. Piccolo e forte. E poi, in seguito, la tripletta al Bordeaux a soli 18 anni (in sette minuti, ndr) e il titolo di campione d’Europa con la nazionale Under 17 nel 2004.



A proposito di Nazionale,perché Blanc non lo sta più chiamando dopo aver dichiarato che avrebbe puntato su di lui?

Questo non lo so. Io posso dirvi che lui sta lavorando tantissimo con la Roma anche per guadagnarsi la convocazione. Jeremy ama moltissimo il suo Paese, ci tiene davvero tanto.



Passiamo alla Roma:dopo due anni qui com’è il rapporto di suo fratello con la à?

Si trova benissimo. E’ anche inutile dire quanto Roma sia bella. Non può non piacere.



Lei viene spesso a trovarlo.

Oui (ride, ndr).



Con i tifosi come si trova?

Ah, bello... (lo dice in italiano, ndr). Gioca per un grande club, la gente gli vuole bene, posso assicurarvi che è veramente felice. 

In molti stravedono per lui. Pensano possa rappresentare il futuro di questa squadra. 

Lui li ama. E sapete perché?



Prego.

Perché per rendere al massimo ha bisogno di sentire accanto a sé il calore della gente. E questo a Roma succede. 



Anche il rapporto con Ranieri è ottimo. 

Sì, confermo. È tres tres bonne.



Si sono anche scontrati in passato, poi hanno chiarito.

Certo, perché hanno lo stesso obiettivo. Vogliono la stessa cosa e cioè vincere con la Roma. Sognano entrambi lo scudetto.



È l’anno giusto?


Sì, la Roma ce la può fare senza dubbio.

 Da cosa nasce tutto questo ottimismo?

Dal fatto che in squadra ha tanti grandi campioni.



Sabato la Roma affronterà il Chievo, a cui suo fratello ha realizzato il primo gol in Italia. Ed era dicembre.

Me lo ricordo bene. Pensarci è sempre molto bello, è stato un momento importante per lui. Senza nascondere il fatto che è stato anche un gran bel gol.



Chi sono i suoi migliori amici nella Roma?

Philippe senza dubbio. Poi anche Okaka, ... Ha un ottimo rapporto con tutti.




A proposito di :è vero che a poker batte sempre lui e Cassetti?

Jeremy non gioca più a poker.



Ormai pensa solo al calcio.

Certo. Perché vuole vincere e lavora senza sosta per questo. 

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