Il laziale Di Vaio apre la crisi della Roma

20/09/2010 alle 10:29.

GASPORT (R. PALOMBO) - Di gol alla Romane aveva già segnati cinque, due con la Juve, tre con il Parma, uno solo dei quali, inutile, all’Olimpico proprio nel giorno dello scudetto 2001. Mauna domenica così Marco Di Vaio la aspettava da una quindicina d’anni. Da quando, romano e laziale purosangue, esordì in A il 20 novembre ’94. Nella Lazio rimase poco ma il cuore ha continuato a battere per quei colori. Fino alla splendida doppietta di ieri, a 34 anni, con la maglia del Bologna. La Roma passa dal 2-0 al 2-2 e alla certificazione ufficiale che la crisi è aperta nel giro dell’ultimo quarto d’ora, ma è già prima dell’intervallo che si avvertono sinistri scricchiolii. Se Di Vaio non prende 8 in pagella è perché i gol che divora sono almeno due, menocomplicati di quelli che realizza. Male l’arbitro Peruzzo, che scontenta tutti. Un rigore netto, mani di Mexes, e uno dubbio, Pizarro su Siligardi, negati al Bologna, l’1-0 viziato da un fuorigioco di rientro di Borriello, un gol regolare annullato a Juan sull’1-0, e un maldestro intercetto che fa partire l’azione del 2-1

Che per ora non si vede: 12 gol subiti in 5 partite ufficiali, le assenze di Vucinic, Taddei e ora di Nicolas Burdisso squalificato, lo stop di Cassetti (ma il sostituto Burdisso jr provocherà l’autorete di Rubin e coglierà il palo su due palle inattive) l’eterna incompiuta di Menez e le amnesie di Mexes e Rosi, la Roma non funziona e non basteranno i j’accuse di Ranieri riservati ai media per cambiare la situazione. Anche l’anno scorso la partenza fu da brividi, ma Ranieri, sostituito Spalletti, esordì a Siena con un successo. Un mese dopo, la squadra prese a volare battendo 2-1 proprio il e per 24 giornate rimase imbattuta. Tutto di corsa: merito di quale preparazione? Il tempo dirà. camaleonte Dal timido 3-4-2-1 con la Lazio allo spregiudicato con la Roma, Malesani lascia in panchina solo il terzino Esposito, due volte colpevole la settimana scorsa. Per il resto, c’è spazio per tutti e il gioco dei cambi è vincente: Gimenez per Paponi che s’infortuna nell’azione in cui scarica sul palo la palla-gol più facile (ma c’era pure il mani da rigore di Mexes), poi Casarini per Radovanovic, mossa decisiva che restituisce all’ispirato Mudingayi le «chiavi» del centrocampo. E infine Meggiorini per Siligardi che lì per lì lascia perplessi perché questi ha appena regalato a Di Vaio una delle palle-gol divorate. Mal’assist buono per il 2-2 alla fine è proprio di Meggiorini. Quando si dice l’ispirazione.

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