LAZIO-ROMA AI NUMERI: 6’.47”, la rinuncia

13/11/2012 alle 02:09.

LAROMA24.IT – Progetto. Rivoluzione. Calcio arrogante. Prima associativo, ora più “proiettato verso la porta avversaria”. Solo alcuni dei manifesti più volte ribaditi a Trigoria dall’inizio della scorsa stagione, quando i principi erano già chiari: mai sottomessi. Dalle sale stampa al campo, però, il corridoio è lungo. E i concetti possono perdersi.

Superato il terzo derby della nuova gestione romanista, si sfalda il muro emotivo di protagonisti e tifosi, ma anche quello concettuale che aveva ispirato il viaggio. Perché nell’ultima sfida l’undici giallorosso si spaventa, si ritrae, arretra, fino a precipitare nel burrone alle spalle. Le scorte di arroganza al nono minuto sono già esaurite: Lamela sbuca di testa da un calcio d’angolo, senza l’amato fioretto, ma a mani nude e appoggiate su Lulic per prendersi quel pallone che conta. E’ 0-1. Sarà un’illusione. Un gol che sembra un'autorete: la Roma si smarrisce, trema e al buio, si sa, tutte le paure si amplificano. Il cortocircuito, prima che le luci di parte dell'Olimpico, spegne gli animi giallorossi, che uno a uno si allentano, lasciando il centro del ring alla Lazio. Alla fine, il dato sulla supremazia territoriale, che circoscrive la percentuale di possesso palla (quindi di predominio) nella metà campo laziale è imbarazzante: 6 minuti e 47 secondi, mai la Roma aveva totalizzato un risultato così basso in stagione.

Colpa della pioggia? A Parma, dove le precipitazioni furono molto più abbondanti, la Roma perse sempre 3-2 ma totalizzò 10’ e 46” di presenza nel territorio avversario. Una magra consolazione, indubbiamente, ma che almeno lasciava intatto il caposaldo dell’attacco, di quella che fino all’anno scorso era la “proposta”. Anche con la la Roma fece meglio in materia (9’ 32” il dato), mentre il record stagionale è riferito alla sfida con il , quando e compagni presero possesso dei 50 metri liguri per quasi il triplo del tempo rispetto al derby: 17 minuti e 12 secondi. Al contrario dei genoani, la squadra di Petkovic si collocava più ‘alta’, anche per naturale conseguenza dell'abbassamento dei giallorossi, che sembravano ormai aver rinunciato a ribattere, condannati all'ineluttabile: subire un gol. E invece che prevenire l'emergenza, magari proponendosi in avanti per cercare di allungare il distacco nel risultato, od opporvisi, la Roma si è rintanata disordinatamente in preghiera di fronte alla propria area.

Se questa è ferocia, a , dove nell’1-6 contro la hanno comunque fatturato 8’ e 59” di supremazia territoriale, vanno tenuti legati.  

MB

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