Semaforo 2012 - parte 1. VERDE: Totti, Osvaldo, Lamela, Marquinhos, Pjanic. GIALLO: De Rossi, Destro, Goicoechea, Dodò. ROSSO: Stekelenburg, Tachtsidis, Taddei

28/12/2012 alle 21:58.

Appuntamento di fine anno con ''3 colori, 1 semaforo'', miniguida alla stagione giallorossa che analizza pregi e difetti che si sono manifestati prima, durante e dopo le imprese dei giallorossi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

















VERDE:



: uscito traumatizzato dal “magnifico errore” Luis Enrique, in campionato ha giocato 17 partite su 17 e almeno 10 volte è stato il migliore. Chi ferma il tempo non vincerà più il Pallone d’Oro, ma almeno un Nobel lo merita.

- Osvaldo: tra Asturie e Boemia non ha fatto differenze. Reti e acrobazie sono le stesse. Come i colpi di testa, in tutti i sensi.

 - Lamela: non è il capocannoniere della Serie A solo per via della sua caviglia distorta contro il Torino. Con Zeman può raddoppiare il bottino di 10 gol e la sua quotazione di mercato.

 - Marquinhos: Vierchowod , Aldair, se va male Thiago Silva. A diciotto anni tutti arrossirebbero per i paragoni. Marquinhos no: lui se ne andrebbe di tacco, sorridendo dal suo apparecchio che lo porterà lontanissimo.

- : tre panchine da novanta minuti e tre volte subentrato per un quarto d’ora. Perché?



 









 





GIALLO:



- che il suo 2012 fosse in altalena, lo aveva intuito ad inizio anno. Febbraio gli aveva portato il sospirato contratto milionario e tre settimane dopo l’esclusione del suo mister preferito, Luis Enrique, per un paio di minuti di ritardo alla riunione tecnica pre Atalanta-Roma. Poi le nuove voci di mercato, il suo no al Manchester che ha evitato il divorzio e la finale degli Europei da grande protagonista, fino ai malintesi con Zeman, il feeling mai nato e le esclusioni. Fino all’intervista di Torino, fino al silenzio assordante, fino alla rabbia repressa. Fino a Roma-Milan. Fino a che torna a sentirsi a casa sua.

- : gol pesanti, grinta e movimenti da attaccante moderno quando parte dall’inizio, abulico e svagato se subentra. L’investimento più elevato dell’ultimo mercato romanista ha tutto il tempo per diventare un campione: se intanto sfrutta le possibilità che Zeman gli offre, anche sulla fascia destra, il percorso si accorcia di parecchio.

 - Goicoechea: un errore nell’unica partita in cui non doveva commetterlo, una papera che avrebbe tagliato le gambe a tanti portieri. Poi il riscatto. Non è il massimo tecnicamente, né lo sarà mai, ma sul carattere dell’uruguagio non è lecito dubitare.

 - Dodò: è in cima alla lista dei desideri di tutti i tifosi della Roma per il 2013. Dodò sano, abile e arruolato capelli al vento, quello che per ora è un miraggio, può sbocciare solo a Roma. Sempre che la Tevere lo accompagni anche in fase difensiva, s’intende.

 

 

 

 

 

 

 

 

ROSSO:

- Stekelenburg: sparito in un buco nero imperscrutabile di sfortuna e incompatibilità di ogni tipo, Stek è sempre più un corpo estraneo. Sulla lista partenti c’è da tempo il suo numero 24.

 - Tachtsidis: Non è facile imporsi con la figura-fantasma di che aleggia perenne, ma finora l’impressione è che sia finito in una realtà più grande di lui. La scommessa di Zeman non è ancora perduta, ma il girone di ritorno sarà fondamentale per stabilirlo.

 - Taddei: Solo due volte titolare più una mezzoretta al Meazza: dopo 7 anni e mezzo anche per il brasiliano, frenato da non meglio precisati problemi muscolari, potrebbe avvicinarsi il momento dell’addio. A Firenze si sentirebbe comunque ancora meno ex. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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