Massimo Ghini: “Ci meritiamo un presidente malato di calcio”

07/08/2020 alle 16:40.
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Massimo Ghini, attore romano di dichiarata fede romanista, ha rilasciato un'intervista al quotidiano per commentare l'acquisto della Roma da parte del miliardario texano Ryan Friedkin. Queste le sue parole:

Ghini, cosa si aspetta da Friedkin, nuovo proprietario della Roma?
«Da quello che si racconta, immagino che ami un po’ il vintage. E noi come Roma lo siamo, alle nostre spalle abbiamo una leggenda che dura da tantissimi anni. Se è affascinato da tutto questo e vuole camminare insieme a questa storia gloriosa, più dei tifosi che della squadra, allora potrà fare bene. Non è importante che venga a cena in città per dire espressioni in romanesco e fare felici i presenti. Mi interessa che crei le basi per sostenere un progetto, perché sono secoli che ci fanno fessi facendosi fotografare con le fettuccine in bocca. Dall’altra parte anche noi tifosi dobbiamo fare un salto in avanti, dobbiamo crescere insieme».

Cosa dovrà fare di diverso da ?
«Mi aspetto che arrivi una persona intelligente, che faccia molta comunicazione di un certo tipo, non come il suo predecessore. La speranza è che Friedkin riesca ad entrare in sintonia con questa città meravigliosa ma al tempo stesso molto difficile. Inoltre spero che sia innamorato del calcio, a differenza di . Che, secondo una mia impressione, non sa neanche cosa sia il fuorigioco, è troppo abituato al tiro libero. Ora il calcio sta prendendo piede anche in America, lo si vede anche nei film. Speriamo che il nostro Friedkin sia ‘malato’ di questo sport».

E sul mercato?
«Mi piacerebbe che riuscisse a trovare qualche soluzione per non mandare via dei giocatori come Zaniolo, Mkhitaryan, Ibanez. Tenere questi elementi per poi fare degli acquisti seri e mirati. Non le solite ‘romanelle’, come si dice a Roma: quei giocatori a fine contratto che, dopo una bella carriera, vengono qui e cercano di dare quello che possono senza troppe motivazioni. Al posto di tre acquisti, preferirei che ne facesse due ma di spessore»

(La Repubblica)

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