Raggi congela Frongia. Consiglieri in pressing: «Ma serve il rimpasto»

23/03/2019 alle 13:19.
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IL MESSAGGERO (S. PIRAS) - Privarsi del fedelissimo non era facile. Ma Virginia Raggi ha capito che ora bisogna seguire pedissequamente il disciplinare del Movimento 5 stelle e quindi la sindaca ha accettato le dimissioni di Daniele Frongia e si è riservata di formalizzarle quando e solo se gli sviluppi giudiziari del suo assessore allo sport saranno negativi. Frongia attende infatti un'archiviazione a brevissimo. E se così sarà, i suoi legali dicono che sia questione di 48 ore, Virginia potrà riaccoglierlo in giunta. Il congelamento delle sue deleghe però apre il fronte di un rimpasto che i consiglieri di maggioranza avvertono come necessario per inaugurare un'autentica fase due, più operativa, più intransigente, più forte e pronta a reagire di fronte al minimo sospetto. Il rimpasto per voltare pagina è un'ipotesi che hanno preso in considerazione anche i vertici M5S che hanno concesso la tregua dell'autosospensione a Frongia a patto che si vada avanti in modo spedito. «Per cosa vogliamo essere ricordati?», ha domandato ai consiglieri il deputato Francesco Silvestri che è tornato a visitare il Campidoglio con regolarità. «Un rimpasto serve», gli fanno eco i consiglieri che non vedono tradotti in atti concreti i loro impulsi politici. Per ammansirli serve che quella richiesta di archiviazione di Frongia arrivi in tempi rapidi «o si galleggerà in attesa della Procura», riferisce una fonte autorevole vicina a Davide Casaleggio che è in contatto con il Campidoglio attraverso il suo staff. «Se ci tocca aspettare sei mesi non resistiamo», ribadisce. E i consiglieri sono totalmente d'accordo e anzi vorrebbero una giunta nuova di zecca, assessori con cui poter interloquire da pari a pari e senza chiedere il permesso ogni volta, «passando dalla segreteria, parlando per mozioni, invitandoli alle commissione alle quali non si presentano», sbuffa più di uno scommettendo che ci saranno altre convocazioni in procura e dunque «serve una stagione nuova».
I consiglieri sono arrabbiati per essere stati confusi con la vicenda De Vito, con operazioni amministrative non governate ad hoc e risultate illegali agli occhi dei magistrati. «Lavoro ogni giorno, mi impegno, sono onesta, è assurdo che lo debba ribadire ma lo ribadisco visto quello che sto leggendo nell'ordinanza di arresto di De Vito», strepita la consigliera Simona Ficcardi ancora scossa.

LE AUDIZIONI  - Nel pomeriggio di ieri, i pm titolari dell'indagine hanno ascoltato come persone informate sui fatti proprio due consigliere M5s: si tratta della presidente della Commissione Urbanistica Donatella Iorio e quella della Commissione Lavori Pubblici Alessandra Agnello. Le audizioni sono legate al fatto che le Commissioni, nei mesi scorsi, si sono occupate di analizzare l'iter di alcuni dei progetti al centro dell'indagine. I pm vogliono capire se prima di assumere certe scelte politiche le consigliere abbiano subito pressioni o se si fossero accorte degli appetiti famelici scatenati su dossier che seguivano in prima persona. E lì hanno capito che anche un assessore può fallire e che ora c'è bisogno di una rinnovata fiducia.

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