Stadio, le contestazioni dei pm al dg Giampaoletti

23/06/2018 alle 14:52.
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Personaggio di secondo piano nell’inchiesta sullo , il del Campidoglio, Franco Giampaoletti, ha nondimeno convogliato su di sé le attenzioni della procura per alcune dichiarazioni rese da Mauro ( della As Roma) e Luca Caporilli (stretto collaboratore di Luca ) che forniscono «coerentemente con quanto emerso dalle intercettazioni una rappresentazione diversa su alcuni punti di non secondario significato» rispetto a quanto messo a verbale da Giampaoletti stesso. A questo si aggiungono le dichiarazioni della Raggi, che nel suo secondo verbale di testimonianza ha ricordato come fu Luca Lanzalone a indicarle Gianpaoletti per il ruolo di dirigente generale.

[...] A Giampaoletti, il 20 giugno, i pm chiedono di «precisare le ragioni di questa discrasia» tra la sua testimonianza e quella di —Caporilli: «Sono intervenuto nel marzo del 2017 e la fase cruciale della trattativa sullo stadio si è svolta in una fase precedente», dice Giampaoletti, che in questa vicenda resta solo una persona informata dei fatti. Il pm Barbara Zuin e l’aggiunto Paolo Ielo vogliono però definire fino a quando l’avvocato grillino, divenuto presidente Acea nell’aprile 2017, ha continuato a seguire il dossier . E partono da una dichiarazione di , che nella sua audizione da testimone ha ricordato: «Lanzalone ci fu presentato dalla sindaca Raggi come referente per lo stadio nel gennaio 2017 e fino a oggi niente ci ha fatto pensare che non lo fosse più».

Su questa base, Giampaoletti conferma così che nel 2018 ci sono state almeno tre riunioni, l’ultima, decisiva a maggio, alle quali ha partecipato Lanzalone e che fino a poche settimane fa, l’avvocato «mi ha rappresentato l’angoscia della Roma e di per i tempi di sviluppo del procedimento». Allora la procura chiede se mai Lanzalone abbia interrotto la sua consulenza sullo stadio e il capitolino risponde: «Vi è stata una disponibilità dell’avvocato a continuare a dare supporto, sicché quando noi avevamo bisogno della sua presenza lui partecipava alle riunioni». In particolare, Lanzalone avrebbe continuato a «supportare il Comune nelle valutazioni tecnico-amministrative sino alla scelta della procedura da seguire per l’approvazione della variante (aprile 2018)». Secondo Giampaoletti, la Roma spingeva per la procedura d’urgenza, mentre «io e i miei tecnici ritenevamo più corretta la procedura ordinaria e Lanzalone ha sostenuto la nostra tesi». Il ammette poi di aver continuato a confrontarsi con il presidente Acea «ma solo per avere la sua opinione e senza richiedere una sua partecipazione attiva alla decisione».

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(Corsera)

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