Notti in coda, appelli e cori: è febbre da Roma-Liverpool

18/04/2018 alle 13:54.
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IL MESSAGGERO (A. DI LIEGRO) - Rosella è seduta sulle scale della chiesa dei Santi Bartolomeo e Alessandro, a Piazza Colonna, a fianco del Roma Store. È canuta e tenace, gli occhiali da vista e la sciarpa della Roma al collo. Ha un quaderno in mano su cui scrive nomi, numeri e appone un timbro. «Sora Rosé, a che punto stiamo? Che dice, ce la faccio a prendere un biglietto»? domanda un tifoso prima di prendere il tagliando numero 266, subito dopo l'appello delle 18. Su via del Corso, si dice, sono già arrivati a 800: «Spero di riuscire a prendere una Tevere. Sono 140 euro, ma questa partita li vale tutti» dice Matteo, 21 anni. Di quella partita, del balletto di Grobbelaar, dei rigori di Conti e Graziani lui e i suoi amici non hanno memoria, così come Pietro, un ragazzone alto e biondo di 14 anni, che siede accanto alla madre Alberta, di 51: «Mi hanno raccontato tante storie di quella serata. Ci ho riempito la stanza con i poster della finale».

IL PUNTO DEBOLE - Chi invece c'era in , proprio quella di fronte alla quale sono stati tirati i maledetti rigori, ricorda quella serata come un incubo, tanto da aver preso una decisione importante: «Stavolta non ci vado. Per scaramanzia - afferma Marco Pulice, che all'epoca era un ragazzetto - Quella Roma lì era fortissima. Questa volta partiamo sfavoriti. Speriamo di sorprendere la loro difesa, che è il loro punto debole». I tifosi si accalcano intorno alle scale della Chiesa a Piazza Colonna, si sta avvicinando l'appello. Chi c'è bene, chi non c'è perde il turno. Ce ne sono altri due: a mezzanotte e alle sei del mattino. Mancarne uno vuol dire rischiare di non vedere la partita. «È giusto nei confronti di chi sono due notti che dorme all'aperto» commenta un ultras. Tutt'intorno si vedono professionisti in giacca e cravatta usciti da lavoro qualche minuto prima, operai in tuta da lavoro, ragazze, studenti. Tutti condividono la stessa passione, tutti sono qui per lo stesso motivo: Roma-Liverpool, all'Olimpico, 2 maggio, 34 anni dopo.

LA FAMIGLIA - «Sono passata lunedì per chiedere informazioni al Roma Store e mi è stato detto che i tifosi avrebbero provveduto a organizzare una fila, con numeri di prenotazioni - dice Michela, che indossa una tuta della Roma d'annata - quando sono ritornata non ho visto nulla, così ho pensato di organizzarla io». Ha coinvolto la sua famiglia, in cui sono tutti tifosissimi della Roma, ed è rimasta a dormire una notte fuori con due amiche per mantenere l'organizzazione della coda: «Ma ci siamo organizzati. E poi i poliziotti qui sono stati gentilissimi, ci hanno pure portato il caffè», conclude. Vincenzo Ricci ha 85 anni portati benissimo: è in fila per sé, per suo figlio e per i suoi nipoti. «Tre generazioni di romanisti in casa. Speriamo che sia una rivincita». Massimiliano Tartaglia di anni ne ha 49, è appena uscito da lavoro: «Andrò con le mie due figlie. Ho già preso i biglietti aerei per Liverpool. Me le voglio vedere tutte e due le partite: 34 anni fa abbiamo pianto per una settimana». Ciro è di : «Ma tifo Roma grazie a mia moglie e ai miei figli. Sono 20 anni che sto qua e mi sono lasciato trascinare dalla passione». Mario ha 21 anni, è insieme a un gruppo di amici, hanno il numero 84: «Se vince la Roma penso che succede un casino il doppio di quello che è stato contro il ». Alle 10 di stamattina inizia la vendita dei biglietti. Sognando la vendetta.

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