Zemaniano e poi spallettiano? La Roma è «difranceschiana»

02/11/2017 alle 13:09.
whatsapp-image-2017-10-21-at-13-34-29

Dicevano anche che fosse spallettiano, perché con Luciano ha lavorato come nella Roma. Poi, alla fine dello scorso anno, si è creata una frattura a causa di un’innocente e quasi banale dichiarazione di : «Mi piacerebbe allenare la Roma, sono legato a quella squadra».  non l’ha presa bene: «C’è gente che si propone per prendere il mio posto sulla panchina giallorossa, compreso lui». Un carattere forte contro uno solo apparentemente debole: lo screzio non è degenerato, ma non si è mai davvero sanato e anche quest’anno dopo Roma- ha avuto un’appendice. Nel frattempo  ha ridisegnato la squadra giallorossa secondo le proprie convinzioni: «Sono difranceschiano, io». Crede in se stesso, Eusebio, e ha sempre tenuto a ribadirlo.

Fin da quando è arrivato a Roma, accompagnato dalle perplessità feroci di buona parte del popolo giallorosso: è un allenatore da provinciale, non da grande piazza. Non se l’è presa più di tanto. E ha scelto una via comunicativa opposta rispetto al tecnico di Certaldo: non è andato allo scontro con l'ambiente, non ha usato massime e strani giri di parole; ha raccontato in modo diretto ambizioni e problemi, a cominciare da quelli clamorosi legati ai tanti infortuni. «Non credo alla casualità, voglio vederci chiaro». E pazienza se una parte dello staff l’ha imposta dai tempi di  il presidente . Contro il Chelsea, l’abruzzese Eusebio ha fatto innamorare l’Europa, con una difesa imperforabile, non in stile Zeman, e con mezzala, non in stile . Perché è difranceschiano, lui.

(corsera - S. Agresti)

Clicky