Il grande rebus della viabilità e l’incubo «imbottigliamento»

23/11/2017 alle 14:06.
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IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - Una trappola per auto a Roma Sud. In una delle zone più trafficate della Capitale, tra la Magliana, il Torrino e l’Eur, arriverebbero, tutte insieme, più di ventimila macchine prima e dopo le partite. Oltre agli ingorghi quotidiani causati da chi lavorerà nel gigantesco «Ecomostro» di negozi e uffici privati. Il tutto con un solo ponte di attraversamento, distante diversi chilometri dallo stadio e dal Business park, senza il prolungamento della metropolitana, con soltanto la malconcia Roma-Lido– ricordiamo, la peggiore ferrovia d’Italia – che dovrebbe viaggiare al ritmo di una moderna subway per trasportare il numero di passeggeri ipotizzato dagli ottimistici studi dei proponenti. Più che il sogno dello stadio, a  prende corpo l’incubo dell’imbottigliamento perenne, con la circolazione paralizzata in un intero quadrante della città. Colpa di un piano di infrastrutture con tante falle, a partire dalla telenovela dei nuovi ponti da costruire: prima due, era stato garantito, e tutti «necessari» e «complementari» (così scrissero gli esperti del Ministero dei Trasporti solo pochi mesi fa) e poi clamorosamente dimezzati, in barba alle conseguenze sul traffico e sulla viabilità della zona. Nel nuovo progetto rimane solo il Ponte dei Congressi, quello pagato con i soldi pubblici e con un iter di approvazione ancora incertissimo, mentre il ponte che avrebbero dovuto finanziare i privati, il ponte di Traiano, sparisce dalle carte. Anche se era soprattutto questo secondo collegamento a dover sopportare la ridda di automobili che farebbe avanti e indietro da .

I TECNICI – Gli stessi tecnici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, almeno fino a questa estate, ritenevano entrambi i ponti imprescindibili. «L’ipotesi di realizzare il complesso dello Stadio-Business Park – scrivevano – in un’area fortemente congestionata, che attende da decenni la realizzazione del ponte dei Congressi per risolvere almeno le criticità delle connessioni viarie tra l’Eur e la Magliana, attraverso la sola riunificazione di via Ostiense con via del Mare, risulta assolutamente inadeguata alle esigenze di trasporto dell’intera area e in particolare in relazione all’incremento di traffico generato dal nuovo insediamento». Tradotto: i ponti servono. Tutti e due. Il ponte di Traiano, si leggeva nella relazione del Dipartimento per le infrastrutture, «con il connesso svincolo Parco de’ Medici-Stadio» sull’autostrada Roma-Fiumicino, «costituisce la principale via d’accesso allo stadio e non può considerarsi in alcun modo alternativo al ponte dei Congressi, poiché i due ponti svolgono funzioni completamente diverse nell’ambito della rete stradale». E ancora: «Non si può concordare con la realizzazione del nuovo stadio, senza la preventiva realizzazione del nuovo svincolo e del ponte di Traiano». Ieri però dal Ministero è arrivato il dietrofront. Con un parere favorevole al progetto, anche se del secondo ponte non c’è più traccia. E lo stesso hanno detto i tecnici del Campidoglio. Le conseguenze si vedranno se questa controversa operazione calcistico-immobiliare andrà davvero in porto. Anche perché il piano traffico abbozzato dai privati si basa su calcoli quantomeno discutibili. Tutto muove dal presupposto che almeno la metà dei tifosi raggiunga lo stadio con i mezzi pubblici. Anche se la biforcazione della metro B è stata depennata dal progetto e per rimettere in sesto la Roma-Lido i privati metterebbero appena 45 milioni. Per arrivare a un treno ogni 5 minuti, secondo i francesi della Ratp, di milioni ne servirebbero 400.

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