Bella e travolgente, c’è anche la Roma al tavolo dello scudetto

06/11/2017 alle 16:08.
acf-fiorentina-v-as-roma-serie-a-76

LA STAMPA (M. ) - Sciacquando i propri panni da promessa grande squadra anche a Firenze, la Roma non fa più la stupida e getta la maschera. Lassù, insieme a , , e Lazio, c’è un meritato posto in prima fila, potenzialmente (con una gara da recuperare) a soli due punti dalla vetta, anche per la corazzata da trasferta giallorossa: il dodicesimo colpo esterno filato (7 ereditati da e 5 nel campionato in corso) significa record in Serie A, promozione a pieni voti in un esame insidioso e guadagno netto di due punti su e , le uniche due fermate sul percorso quasi netto tracciato da .

Gerson, super doppietta Sì, questa Roma, in barba agli scetticismi iniziali, sta diventando grande. Può pure concedersi qualche ballo proibito in difesa (di Veretout e Simeone i primi dispiaceri in trasferta incassati da , bucato dopo 383’ di imbattibilità), il rischio di lasciarsi attaccare più del solito dalla , il lusso di uno a secco per cinque gare e l’ebbrezza di un (apparentemente) spericolato (11 formazioni differenti in altrettante occasioni), ma alla fine trova sempre un modo o la pedina giusta per arrivare a dama. Che sia l’inatteso uomo della pioggia del primo tempo, Gerson, apparso sotto forma di doppietta, la spallata in mischia di , l’acuto finale di , il fosforo a tutto campo di o i riflessi salvifici di , cambia poco. Merito della lunghezza della rosa, della varietà di soluzioni a disposizione e della compatibilità del credo calcistico di , segni particolari colpevolmente snobbati da molti in estate, con la Roma attuale.

«Pensiamo a noi stessi» «La cosa più bella è aver fatto entrare la mia idea di calcio nella testa dei calciatori», se la ride, con altri tre punti d’oro in tasca, il tecnico giallorosso. «Vedo una squadra che sa giocare insieme in tutte le fasi senza accontentarsi o particolari, non secondari, come che non segna ma al 90’ fa una corsa per andare ad aiutare un compagno in difficoltà su un contropiede avversario. Questi ragazzi hanno la mentalità che volevo. Gerson, ad esempio, non è diventato protagonista per caso, ma per come si è allenato e si è fatto trovare pronto». La scintilla, quindi, è scoccata. Forse pure qualcosa di più. Tanto da far uscire dalla bocca di una frase sintomatica di dove può arrivare la Roma: «Quando vediamo le partite di chi ci sta davanti dico sempre che dobbiamo solo pensare a noi stessi». Nessun calcolo e nessuna invidia: questa Roma, zitta zitta, si sente già grande. Il derby con la Lazio, dopo la sosta, potrà stabilire se lo è davvero.

Clicky