Eusebio come Fabio

03/10/2017 alle 15:50.
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IL TEMPO (E. MENGHI) -  come Capello, la Roma di oggi come la Roma dello scudetto. Lo dicono i numeri: quindici punti in sei giornate di campionato, frutto di cinque vittorie ed una sola sconfitta, contro l’. Il copione è identico, persino il ko con i nerazzurri coincide, ma allora era la quarta giornata e si giocava a novembre, a Milano, e a segno andarono Sukur e Recoba. Stessa differenza reti nel match di quest’anno, al secondo turno, con la doppietta di Icardi e la rete di Vecino dopo il gol di . La grande differenza sta nel come è cominciato tutto, nella diffidenza iniziale nei confronti di Eusebio e dell’imperativo del che poi si è dimostrato più malleabile. Lo scetticismo dopo un avvio incerto con la vittoria sofferta di Bergamo e il tracollo contro  è servito a nascondere una delle pretendenti al titolo. Nonostante i fatti dicano chiaramente che la Roma c’è, e forse non se n’era mai andata. È il secondo miglior inizio dell’era americana, il primato resta quello delle 10 vittorie di fila al primo anno di  nella stagione 2013-14. Luis Enrique aveva «debuttato» con 8 punti in 6 gare, idem lo Zeman 2.0 l’anno scorso ne aveva da parte 10, eppure a maggio scriveva il record di punti del club. Nella seconda stagione dell’attuale allenatore del Marsiglia il ritmo era uguale a questo e l’unico intoppo era stato il ko con la .

Per è uno score eccezionale, in carriera ha fatto meglio solo in B però: 16 punti col  nel 2012-13. Ma con gli emiliani in A non è mai riuscito a ripetere quei numeri e si è fermato a 12. Tempi diversi, in cui lottava per la sopravvivenza nella massima serie e si è tolto belle soddisfazioni comunque, arrivando a giocare in Europa. Alla prima esperienza in una big le pressioni non l’hanno abbattuto, anzi. E nessuno dei suoi colleghi ha saputo fare lo stesso al momento del grande salto: Allegri, nel 2010-2011, fece 11 punti col Milan (senza giocare nemmeno un big match), Sarri ne collezionò 9 col il primo anno, e pure  ai tempi del trasloco da Udine a Roma non se la cavò bene con 8 punti nelle prime 6 e un caso Cassano pronto ad esplodere.  si lasciò alle spalle il Siena iniziando così così con la , portata poi al trionfo: 12 punti. Eusebio batte tutti. E’ entrato a far parte di una realtà diversa rispetto alle sue abitudini, un mondo fatto di tournèe e trasferte lunghe da gestire per muscoli consumati dai continui impegni, ma ci ha messo poco a spazzar via le critiche e il campo gli sta dando ragione.

L’esame Milan ha segnato una svolta, perché vincere a San Siro non è facile per nessuno e tra le due piazze difficili è stata la sua a festeggiare al 90’, grazie a una prova di maturità per certi versi sorprendente, perché è cresciuta in poco tempo dopo l’ennesimo cambio in panchina. La squadra sa soffrire, si affida a un bomber di razza, ma non solo. Ha anche un che ha saputo aspettare il suo momento e quando è uscito fuori dalla seconda fila è subito diventato un protagonista. Tre «clean sheet» (porta inviolata in trasferta) lontano dall’Olimpico non si vedevano dai tempi di , nel 2013. Alla faccia della difesa colabrodo che si temeva di vedere dopo gli imbarazzi estivi, come il 4-1 col Celta Vigo«È presto – ha dichiarato a una cena di beneficenza a Piacenza – per parlare di scudetto ma stiamo trovando la strada giusta». E a  manca ancora qualche pezzo per avere il quadro completo: con Karsdorp, Schick e i recuperi degli altri acciaccati, sarà difficile «snobbare» questa Roma.

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