Roma record senza coppe

02/06/2017 alle 14:03.
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IL TEMPO (A. AUSTINI) -  La stagione della Roma è finita con un secondo posto e l’addio di . Non sono arrivati trofei ma i giallorossi hanno fatto segnare una serie di record. Queste le pagelle de Il Tempo:

8: La migliore stagione della sua carriera, con una continuità mai dimostrata prima. E pensare che era iniziata malissimo con i tre gol subiti dal Porto nel playoff di . Poi ne ha giocate 38 su 38 in campionato, lasciando ad le coppe. Che fosse un anno magico s’è capito in tre momenti: le uniche sue papere sono state ininfluenti (gol annullati a Crotone e Palermo), l’uscita a vuoto nell’ultima gara col nell’azione del 2-2 poteva costare la , ma è stato lui stesso a rimediare con la deviazione sul palo del possibile 3-2 di Lazovic. Il regalo finale di un grande che saluta.

6,5: Il titolare del Brasile che fa la riserve della Roma e gioca solo ogni tanto le coppe. Non era per nulla facile calarsi in questo ruolo, lui c’è riuscito mostrando un carattere e una personalità da applausi. Anno d’ambientamento che lo aiuterà molto l’anno prossimo, quando le chiavi della porta saranno nelle sue mani.

Bruno 4,5: Si diceva: finalmente un terzino, può essere l’erede di . Ma l’unica cosa in comune che ha mostrato è il numero di maglia. Impacciato, smanioso di dimostrare, quasi mai sufficiente. Una grande delusione rispetto alle aspettative che lui stesso aveva creato a Torino.

7,5: Recuperato in tempi record il grave infortunio al ginocchio, grazie al suo fisico fuori dal comune, ha giocato da centrale e da terzino con una forza e un carattere incredibili. Lieve flessione nel finale, ma era stata messa in conto. Un altro giocatore rispetto al primo anno pieno di tentennamenti.

7: Prima parte di stagione ai suoi livelli, poi un lungo periodo di buio, ma nel complesso ha dimostrato ancora di essere un difensore di livello superiore alla media. Con i suoi difetti – un disastro palla al piede e carattere non proprio da leone forse incorreggibili.

7,5: Si è guadagnato in fretta il soprannome di «comandante» ed è forse la sorpresa più grande della stagione: arrivato nello scetticismo generale, ha guidato a lungo la difesa da leader vero, con un fisiologico peggioramento nei mesi finali.

Juan Jesus 6,5: Ci ha messo un po’ a scrollarsi di dosso l’alone dei dubbi, ma quando sembrava essersi perso ha dimostrato perché in Brasile si parlava benissimo di lui. Duttile, il più bravo tra i difensori a impostare, sempre pronto quando è stato chiamato in causa. In una rosa uno come lui ci sta benissimo.

Vermaelen 4,5: Doveva essere la guida della difesa grazie alla sua esperienza invece è diventato presto una comparsa. Ha iniziato con l’espulsione di Oporto e non si è mai ripreso

7,5: Insieme a è l’altra vittoria di , che lo ha trasformato in un terzino elegante e, a tratti, devastante. Un vero peccato che la sua stagione si sia chiusa con l’infortunio quando aveva appena conquistato la maglia dell’Italia. Una favola guastata.

Mario Rui 5: Penalizzato in partenza dal crac al ginocchio, ha faticato tantissimo a recuperare e inserirsi nei meccanismi di squadra. Quando ha giocato, è sembrato sempre anni luce indietro rispetto agli altri.

SV: Un rotto dopo l’altro gli hanno lasciato in mano solo la palma della sfiga.

8: Una nuova giovinezza, con un finale di stagione da standing ovation. Finalmente assistito da una discreta condizione fisica è tornato un punto fermo nell’ingranaggio romanista e si è allungato da solo una carriera che sembrava agli sgoccioli.

6: Alti e bassi tipici di un diamante da sgrezzare. È tornato da Empoli più «uomo», la qualità del suo piede, a parte, nella squadra non ce l’ha nessuno ma deve ancora lavorare parecchio sui suoi limiti tattici e di «lettura» dei momenti delle partite. La convocazione nella Seleccion argentina è comunque una laurea, in attesa della specializzazione.

7,5: Una nuova giovinezza, con un finale di stagione da standing ovation. Finalmente assistito da una discreta condizione fisica è tornato un punto fermo Il primo obiettivo l’ha raggiunto restando «sano» per tutta la stagione dopo due anni di calvario. La «lavatrice» si è riaccesa, senza toccare i picchi del primo ma con una sostanza che ha aiutato la Roma a vincere una miriade di partite.

Gerson 5: La scommessa persa da , del suo immenso talento visto in Brasile non s’è visto praticamente nulla, anche a causa della fiducia pari a zero che gli ha concesso , tranne l’inspiegabile scelta dello Stadium.

Grenier SV: Unico innesto di gennaio, s’è visto poco o nulla. Non c’era tempo per lui ed è un peccato perché la classe c’è, eccome.

8: Mostruoso per gran parte della stagione, con le inevitabili pause che la Roma a pagato a caro prezzo. Perché questa squadra, se gira il Ninja, ha un’ altra marcia.

6,5: Un anno al di sotto delle attesa, da titolare è diventato presto un rincalzo immalinconito. A parte i rigori da cecchino implacabile, ha aspettato il 90′ dell’ ultima partita per mettere la sua firma. E che firma.

8: Diciannove gol e quindici assist in una stagione spezzata dalla Coppa d’Africa sono un bottino straordinario. Saetta imprendibile e secondo violino perfetto accanto a bomber .

7: Sono i suoi gol nel finale ad aver spinto la Roma in . Bravo ad aspettare il suo momento, dopo tanta panchina.

9: Per lui parlano i numeri: 39 gol (e potevano essere molti di più), capocannoniere in campionato ed Europa League, un centravanti completo e quasi sempre decisivo.

10: Nella stagione in cui ha giocato poco o nulla, il voto è alla carriera, all’attacamento e alle emozioni che ha regalato ai romanisti fino al commovente addio col . E pure in un anno da comparsa, senza il suo rigore segnato allo scadere contro la Samp ora la Roma non sarebbe in .

8: Record di punti, gol, vittorie, successi in trasferta. Una stagione non vincente solo per «colpa» della . Il neo delle coppe pesa, ma sporca solo in parte un capolavoro.

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