Anche Spalletti s'arrende

06/04/2017 alle 13:52.
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IL TEMPO (A. AUSTINI) - Arrivano, o tornano come nel caso di e Zeman, entusiasti e fiduciosi. Passa un anno, talvolta anche meno, sono già sfiniti e se ne vanno. Spesso per scelta loro. Sono gli allenatori della Roma, una «specie» che forse sarebbe il caso di proteggere. Il toscano di Certaldo è l’ultima cavia di una lunga serie. Richiamato da per rimettere in piedi una squadra ormai dissolta nelle mani di , a 15 mesi di distanza è già pronto ad andarsene, stavolta per sempre. ci ha provato in tutti i modi a cambiare la mentalità di una Roma capace di creare dei presupposti di vittoria, ma puntualmente perdente nei momenti cruciali, quando deve fare quell’ultimo passo e invece ritorna sempre indietro. Se in campionato c’è l’«alibi» di una troppo ricca e potente per essere insidiata, ma il cammino giallorosso nelle coppe dal 2009 (anno dell’ultima coccarda firmata ) è un mezzo disastro. Breve riepilogo: 2009-2010 con Ranieri fuori ai sedicesimi di Europa League col Panathinaikos, finale di Coppa Italia persa con l’, idem la Supercoppa; 2010-11 eliminati agli ottavi di contro lo Shakhtar (al ritorno c’è Montella), ko in semifinale di Tim Cup sempre con i nerazzurri; 2011-12 inizia l’era americana col flop di Luis Enrique ai preliminari di Europa League contro lo Slovan Bratislava, la Coppa Italia finisce ai quarti allo Stadium; 2012-13 è la stagione della finale-derby persa da Andreazzoli, subentrato a Zeman; 2013-14 buttato fuori dal di Benitez nella semifinale di Coppa Italia; 2014-15 la finisce al girone e l’Europa League agli ottavi con la che aveva già eliminato la Roma ai quarti di Tim Cup; l’anno scorso la vergogna contro lo Spezia che propizia l’arrivo di , steso poi dal agli ottavi di .

La stagione attuale è iniziata con il fallimento ai playoff di col Porto e culminata negli 8 giorni devastanti di marzo, in cui la Roma ha buttato via l‘Europa a Lione e la finale di Coppa Italia nell’andata con la Lazio, con la sconfitta contro il in mezzo. Le mancate rimonte hanno completato un quadro che segna l’inesorabile resa di . Il toscano, in realtà, non ha ancora comunicato ufficialmente il suo addio, ma ha lasciato intendere di aver preso questa decisione perché «incapace» di vincere. Il suo è un messaggio alla Roma, della serie: se nessuno di noi ci riesce, forse i problemi sono strutturali. E comprendono una miriade di situazioni. intende comunque chiudere la stagione in sella e difendere il secondo posto. Inutile guardare alla , salvo spiragli che si riapriranno. Ha passato la notte a rivedersi il derby che ha poi rianalizzato a Trigoria col diesse Massara, ha parlato con la squadra senza particolari rimproveri e ora prepara la trasferta di . La nuova Roma che sarà guidata da Monchi, intanto, deve farsi trovare pronta e trovare un successore. Ieri il è volato a Londra per riunioni sul settore commerciale e poi con Baldini ha visto Chelsea-City, ma né né Guardiola sono avvicinabili. I preferiti sono Sarri e Sampaoli, anche loro difficilissimi da prendere. La lista dei candidati è ancora lunga, ma se dovesse ripensarci, la porta resta aperta. Per non ripartire da zero l’ennesima volta.

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