Esternazioni, tagli e polemiche del «mister no» a Cinque Stelle

09/02/2017 alle 14:29.
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IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) - Il rapporto fra Paolo Berdini, assessore all'Urbanistica e ai Lavori pubblici, e l'intera compagine di governo cittadino targata 5Stelle è, di fatto, sempre stato all'insegna delle tensioni nei 7 mesi e 7 giorni in cui è in carica la Giunta guidata da Virginia Raggi. Le esternazioni, rilasciate a La Stampa, circa l'impreparazione della squadra di governo non sono del tutto nuove nel lessico berdiniano. In realtà, già il 9 dicembre scorso, presentando un libro, Berdini disse: «Questi 29 ragazzi che conosco ormai tutti come piccoli fratelli, forse sono inesperti, magari hanno difficoltà a interpretare la complessità, ma sono ragazzi». Una posizione che in più di qualche consigliere suscitò non pochi malumori per il tono un po' troppo paternalistico.

E, del resto, la vena di polemista Berdini l'ha sempre avuta. Basta ricordare l'ultima uscita, quella di due giorni fa in Commissione parlamentare sulle periferie, quando, riferendosi allo Stadio, parlò di regalo di cubature, attaccando duramente il costruttore Luca . La fama di «signor no» di Berdini è conclamata e la stessa Virginia Raggi, all'epoca solo candidata Sindaco, lo presentò come nemico dei palazzinari. In una giunta composta da neofiti, Paolo Berdini, con la sua esperienza prima all'Istituto Nazionale di Urbanistica, poi come consulente di Salvatore Bonadonna, assessore all'Urbanistica nella Giunta regionale di Piero Badaloni, quindi di alcuni piccoli comuni del Lazio, spicca come quella quasi di un gigante. Una visione dell'urbanistica figlia della sua solida preparazione accademica, ancorata a una visione tipica del pensiero di sinistra degli anni ‘70 e ‘80, allievo di grandi urbanisti come Antonio Cederna e Italo Insolera, Berdini, da quando siede sulla poltrona numero uno dell'Assessorato di viale del Turismo all' Eur, ha messo mano a tutti i dossier più importanti aperti. E su tutti ha lasciato traccia.

La più recente, quella del “l’hanno presa sui denti”, è la vicenda del progetto definitivo dello Stadio di , futura casa della As Roma. Per lui il concetto di fondo è che spetta al pubblico decidere e che al privato non si «possono dare le chiavi della città». La critica di Berdini al progetto, al suo iter (e anche al suo predecessore, Giovanni Caudo) data, di fatto, dal primo giorno procede di pari passo con l'avanzamento del progetto stesso. L'obiettivo di Berdini, giunto alla guida dell'Assessorato, è dichiarato e chiaro: ridurre tutto a quanto previsto dal Piano Regolatore, vale a dire, fare solo lo stadio vero e proprio e forse qualcosina in più. Ma scordarsi torri, e altro. Comprese, ovviamente, le opere pubbliche.

Ma sono sue le decisioni sui progetti della Città dei Giovani a Ostiense, della Fiera di Roma, delle Torri dell'Eur, delle caserme di via Guido Reni. Lo scorso agosto decise un drastico taglio delle cubature dell'intervento urbanistico nell'area dell'ex Fiera di Roma, facendo insorgere Regione Lazio e Camera di Commercio che hanno lamentato (e lamentano tuttora) il rischio di fallimento per la Fiera. C'è poi il caso degli ex Mercati generali: «Otto ettari di terreno pubblico  ha detto solo di recente  e mi sono trovato una proposta di un privato che non prevede un metro quadro di verde». E, di nuovo, quindi: stop a un progetto già approvato e finanziato dai privati. E, ancora: il caso delle Torri dell Eur, l' ex ministero delle Finanze, oggi scheletri noti come «Beirut» che dovevano diventare il quartier generale di Telecom. Un lunghissimo processo di valorizzazione immobiliare che è passato attraverso le amministrazioni Veltroni, Alemanno e Marino. E che, con Berdini, si è praticamente arenato. Con Telecom che si è sfilata («ma non abbiamo fermato noi l' operazione, ma la GdF» la giustificazione di Berdini), si torna in alto mare.

Contrariamente alle aspettative, c’è un dossier sul quale Berdini ha preso una posizione antitetica a quella della Giunta e dei consiglieri pentastellati: le Olimpiadi. Ironia della sorte, rilasciò un'intervista proprio a ‘La Stampa’ in cui si dichiarava a favore della candidatura di Roma alla condizione che il villaggio olimpico non venisse realizzato a Tor Vergata. Tor Vergata di cui Berdini realizzò, da docente universitario dell' ateneo, la parte di urbanizzazione dell'area, poi edificata da una società collegata con il Gruppo Caltagirone, il nemico pubblico numero uno secondo la vulgata grillina. Ma anche sulla Metro C Berdini spiazza: il Sindaco e l'assessore competente, Linda Meleo, parlano di confermarla fino a Colosseo e poi decidere il seguito e lui, a stretto giro, ribatte: macché, deviamo il percorso verso la Piramide, capolinea a Corviale.

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