Monchi ds per la Roma, da portiere fece gol alla Lazio

19/01/2017 alle 16:50.
monchi

ILPOSTICIPO.IT (A. STABILE) - «Monchi? Non si può obbligare qualcuno a restare dove non vuole stare». Parole realistiche, e un po’ amare, pronunciate tre giorni fa da José Castro Carmona, presidente del Siviglia. Monchi è il suo prezioso direttore sportivo, mago del mercato tra acquisti indovinati e plusvalenze record, ma ormai intenzionato a lasciare l’Andalusia a fine stagione, quando terminerà il suo contratto. Il 48enne dirigente spagnolo dovrebbe diventare, da luglio, il nuovo direttore sportivo della Roma: erede di e di Frederic Massara.

MONCHI CALCIATORE E QUELL’EXPLOIT NEL 1996

Di Monchi direttore sportivo si è scoperto molto nelle ultime settimane anche in Italia. Un po’ meno si sa del passato da calciatore del 48enne Ramón Rodríguez Verdejo (questo il suo vero nome all’anagrafe spagnola), nato nella provincia di Cadice, non lontano da Siviglia, il 20 settembre 1968. Il futuro ds della Roma è stato professionista per una decina danni, sempre a Siviglia, perlopiù spesso da rincalzo, tra il 1988 e il 1999. Spulciando gli archivi scopriamo che ha tutti i crismi per essere amato dai tifosi giallorossi in virtù di un gol (proprio così) segnato alla Lazio.

È il 23 agosto 1996 e all’Olimpico si gioca un’amichevole precampionato tra biancocelesti e Siviglia, conclusa 1-1. Il match però deve assegnare anche un trofeo, l’Osama Cup, e così si calciano i rigori con una serie infinita che costringe ad andare sul dischetto persino i due portieri: il laziale Marchegiani colpisce il palo mentre Monchi trasforma il suo penalty dando il successo al Siviglia. Insomma, il match-winner è proprio il portierino andaluso, che peraltro a metà del secondo tempo aveva già “ipnotizzato” lo specialista Beppe Signori, sfortunato interprete di un primo rigore calciato sopra la traversa.

COMPAGNO DI MARADONA. BATTUTO DALLA ROMA DI TOTTI

Monchi, contro la Lazio, aveva giocato una prima volta il 10 novembre 1992 quando a Siviglia era andato in scena il duello Maradona-Gascoigne. Sì, Diego Armando Maradona, quello vero, che è stato compagno di Monchi nel club andaluso nella stagione 1992-93. Il match, amichevole, si chiude 1-1 anche in quella occasione: Gascoigne gioca soltanto il primo tempo, ma riesce a segnare un gol fantastico (non però al futuro ds che entra tra i pali nella ripresa) dribblando avversari in serie. Maradona invece disputa l’intero match, ma non brilla, limitandosi all’ordinaria amministrazione condita da qualche assist e un paio di belle punizioni (di cui una finita sul palo).

Il 20 agosto 1995 Monchi ha anche modo di giocare contro la Roma all’Olimpico, nella classica ultima amichevole giallorossa prima del campionato. I padroni di casa, guidati in panchina da Carletto Mazzone, vincono 1-0 con un gol, manco a dirlo, di un giovanissimo dopo 18 minuti, quando Monchi è ancora in panchina. Il futuro direttore sportivo entra in campo a metà del secondo tempo, giusto in tempo per godersi l’atmosfera dell’Olimpico, per la verità semivuoto quella sera (16 mila spettatori).

BILARDO LO PRENDE PER I CAPELLI DOPO UNA PAPERA

E il resto della carriera del anadaluso? Dignitoso, ma non un granché. Si mette in luce a 21 anni nel Siviglia Atletico, la succursale del Siviglia, nella Segunda B (la Serie C spagnola) del 1989-90. Poi passa tra i grandi facendo strabuzzare gli occhi all’esordio (il 13 gennaio 1991 contro la Sociedad) salvo poi tornare nei ranghi per colpa di un autogol contro lo Sporting Gijon (che batte 2-0 il Siviglia) e di un’espulsione rimediata dopo 37 minuti contro il (che si impone 3-0). Per cinque stagioni il titolare Unzué non gli lascia spazio. Tra i suoi compagni di squadra, che vede giocare soprattutto dalla panchina, oltre a Maradona ci sono anche Suker, Simeone e Zamorano. Tra i suoi allenatori Luis Aragones e l’argentino Carlos Bilardo, che era stato campione del mondo con l’Albiceleste nel 1986. Proprio Bilardo, dopo una sconfitta per 2-1 contro l’Atletico causata da un suo errore nel finale di gara, lo prende per i capelli per un bel po’ senza lasciarlo andare: l’episodio si conclude poco più tardi con le scuse reciproche (Bilardo per il nervosismo e Monchi per la papera). Tra il 1995 e il 1997 il andaluso riesce a disputare 44 partite nella Liga, ma il biennio si conclude con la retrocessione in seconda divisione del Siviglia.

IL SOVIETICO DASAEV IL SUO IDOLO

Monchi gioca ancora due stagioni, gustandosi il riscatto di riportare nella Liga il suo Siviglia e disputando da protagonista la seconda parte del campionato della promozione (con tanto di playoff vinti contro il Villarreal), tra febbraio e giugno del 1999. Poi, dopo 138 partite da professionista, dice basta a neanche 31 anni. «Il che mi ha impressionato di più è stato Renat Dasaev (nazionale sovietico, al Siviglia dal 1988 al 1991, n.d.r.) – rivela Monchi una volta appesi i guanti al chiodo – non credo che ci sia stato un bravo come lui tecnicamente e tatticamente. Con lui ho imparato tantissimo».

L’ex numero dodici si mette dietro a una scrivania e si guadagna il posto di direttore sportivo già nel 2000, con l’obiettivo di trovare talenti per il suo Siviglia. In 17 anni ci è riuscito spesso, con una sensibilità rara nel riconoscere i bravi calciatori: guardare le partite dalla panchina e ascoltare i commenti degli allenatori, evidentemente, qualche beneficio glielo ha portato.

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