Il boom della Cina spinge il pallone. Ma i nuovi ricchi sono i procuratori

27/01/2017 alle 16:32.
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LA STAMPA (M. NEROZZI) - Siamo un Paese di calciatori e mediatori, che ha sempre meno quattrini da spendere per importare dall'estero i primi (-5,5% rispetto al 2015), ma che ne trova per pagare le commissioni dei secondi: 101,8 milioni di euro sborsati nel 2016 dai club italiani (il doppio di due anni fa), secondi solo agli inglesi (114 milioni). Nel resto del mondo vigono più economiche tradizioni, se la ricca Germania sborsa ai mediatori meno di un terzo (30 milioni). E uno dei dati del Global transfer market report della Fifa, che prende in esame i trasferimenti internazionali di 4.379 club nell'anno solare 2016. Il calcio si conferma business globale con 14.591 affari completati per un valore di 4,48 miliardi di euro. II Transfer matching system (Tms), la piattaforma elettronica che controlla i trasferimenti internazionali conferma l'impennata della Super League cinese, la continua crescita della Premier inglese e nuovi affari tra nazioni che mai prima ne avevano fatti: «E il chiaro segnale di come il calcio sia diventato sempre più globale», spiega Kimberly Morris, general manager di Fifa Tms. Per rendere l'idea, i club cinesi hanno speso oltre due volte e mezzo i soldi del 2015,17 volte rispetto al 2013. Ovvero, il 344,4% in più rispetto a tutti i paesi della confederazione Asia-Pacifico. Siamo a 422 milioni di euro ( 168,2% rispetto al 2015), in vista dell'Italia, scesa a 475,6.

Da agenti a mediatori La folle deregulation voluta da Blatter, che ha cancellato l'albo dei procuratori, ha avuto l'effetto di spalancare le porte a chiunque, e di moltiplicare chi s'infila negli affari: difatti, le mediazioni sono passate dai 256,4 milioni di euro del 2015 agli attuali 344,9. Più della metà, sono commissioni per affari fatti in Inghilterra, «dove ci sono i soldi», racconta più di un operatore di mercato, e in Italia, «perché siamo il Paese dei maneggioni». In fondo, prima lo status di agente era disciplinato da un albo e obbligava al deposito di una robusta fideiussione: ora, bastano 500 euro e un'autocertificazione. Così, molti si sono specializzati nelle intermediazioni. Un buon giocatore piazzato in Premier o in Russia, altra nazione in crescita ( 383%) vale una commissione da diverse migliaia di euro. Lo shopping di giocatori non sarà più un affare italiano. In realtà, la mediazione si usa spesso anche in Spagna, ma dove i grandi trasferimenti in entrata riguardano solo due società: e .

Viva il parametro zero Si continua a spendere tanto, ma per pochissimi giocatori, quelli che poi finiscono sui giornali e in tv. Perché poi l'85,6% dei trasferimenti non prevede un corrispettivo in contanti. E solo 1'1,5% degli affari è superiore ai 4,7 milioni di euro. Siamo nel regno dei parametri zero, dei giocatori presi alla scadenza naturale del contratto: nel 2016, sono stati il 66% del totale. L'altra fetta più grande è quella dei prestiti, sul 14%. Dopodiché, si sborsano pure un sacco di quattrini, a partire dall'Inghilterra, l'Eldorado del pallone: uno shopping da 1,28 miliardi di euro, il doppio della Germania, al secondo posto della classifica. Se non altro, anche se in questa statistica pesa il record di Pogba, stiamo diventando dei bravi venditori: dall'Italia sono partiti giocatori per 454,4 milioni di euro. Meglio ha fatto solo la Spagna, che ha incassato 518,2 milioni. Il più grande esportatore di giocatore resta invece il Brasile (806 giocatori, 3,6%), seguito da Inghilterra (732) e Spagna (536). Aumenta ovviamente l'import di calciatori della Cina (159), dove però, dati alla mano, tutti vengono pagati almeno il doppio.

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