IL PUNTO DELLA DOMENICA - Sconcerti, Garlando, Giubilo, Damascelli

16/10/2016 alle 16:35.
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LAROMA24.IT - Operazione sorpasso riuscita. La Roma batte per 3-1 il e scavalca i partenopei in classifica. Un successo, il primo in trasferta in questa stagione per la formazione di , che arriva sulla scia della vittoria con l' prima della sosta del campionato. Due vittorie che valgono l'etichetta di "anti-" all'undici giallorosso.

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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.

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CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)

Hanno vinto da sole le punte, tutte quasi in linea col centrocampo. Sono bastati tocchi di prima in verticale per mettere gli attaccanti davanti a Reina. L’idea comune è che sia mancato subito Gabbiadini, ma non è solo così. Hanno fatto poco tutti gli attaccanti, Insigne, Callejon, lo stesso Mertens, come fossero senza riferimento e avvertissero la propria impotenza giocando da soli. Ha sbagliato anche Sarri a togliere subito Gabbiadini, facendone una vittima inutile e ingiusta. La Roma ha giocato con un catenaccio elegante in mezzo al campo approfittando della vanità della difesa napoletana. Ha attaccanti perfetti ora che segna tanto, partecipa al gioco e sembra la modernità in persona. è un alieno cronico, incomprensibile, imprendibile. Più che qualità tecniche, ha un pensiero diverso di calcio. Arriva dovunque, fa cose che sembrano semplici ma possibili solo alla sua differenza atletica. Resta una stranezza di base della Roma che a volte se ne va in balia del mare, non dà l’idea di completezza, ma ha capacità eccezionali. Le sorprese tecniche che si aspettavano dalla le hanno date ha tratti Roma e , ma nessuna delle due ha la nenia infaticabile della , quella che comunque ti porta a casa con il risultato.

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GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)

, presunto «piccolo uomo», issato sulle spalle di sembra un gigante, forse addirittura l’anti-Allegri. [...] Abbiamo citato prima di tutti perché nessuno ieri al San Paolo ha vinto più di lui. Sì, anche più di . Ha vinto con il perfetto disegno tattico che ha incartato il : difesa a 3 mascherata con a presidiare la fascia con e senza palla; due linee strette per togliere spazi alle incursioni di Hamsik e agli incroci degli esterni di Sarri. Togliere spazio offensivo al è come togliere ossigeno al fuoco. Letali le ripartenze di . ha vinto perché ha trasformato una Roma denunciata spesso per carenze morali in una squadra che finalmente ha risposto con personalità a un test di maturità. Dopo l’, il : scalpi eccellenti. Ma per l’equilibrio tattico e la continuità nella sofferenza, la vittoria di ieri vale, molto, molto di più. La Roma sta crescendo, sta prendendo identità. Ed è profonda, può reggere: ieri è entrato il e si è sentito, mancavano titolari come e Bruno Peres. E, infine, ha vinto puntando tutto , anche quando sbagliava il mondo e la nostalgia di struggeva l’Urbe. Sapeva quanto poteva dargli il bosniaco in termini di gol, sponde, fisicità, squadra allungata, assalto a difese chiuse... Dicevamo qualche settimana fa in pieno -delirio: finché il 10 conterà più di , questa Roma farà poca strada. Il , che potrà dare ancora un contributo di classe, sta seduto da due match; ha segnato 7 gol in 8 partite. Questa è la normalità. Questa è la Roma di che può diventare l’anti-.

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IL TEMPO (G. GIUBILO)

Si chiama Roma, l'antagonista che il campionato reclamava per limitare lo strapotere di una che il suo primato lo avrebbe comunque conservato, indipendentemente dal responso della sfida del San Paolo, stadio nel quale Sarri non perdeva da ventidue turni. Una bella Roma, capace di porre rimedio anche ad assenze pesanti come quelle di e Bruno Peres. Una brutta bestia, così Sarri ha definito i giallorossi: non era di certo un termine dispregiativo, e i fatti gli hanno dato ragione. In un pomeriggio di sole, con un caldo inatteso per la stagione, la Roma ha badato a contenere nel primo tempo l'offensiva di un incapace di produrre autentiche occasioni da gol. Si è esaltato , ha confermato le sue doti di autentica freccia , ma va anche sottolineata la grande prova in ogni settore del campo di un sempre più prezioso. ci ha messo del suo, dando fiducia come esterno di difesa a , artefice di un assist fondamentale. Così è arrivata un'affermazione netta nel punteggio e onorata dal bel gioco, senza che la vittoria romanista apparisse mai in pericolo. Ora il secondo posto apre scenari interessanti per una Roma che ha imparato a brillare in trasferta, perché in realtà la sola sconfitta meritata è stata quella contro il Torino, mentre a Firenze ha dovuto subire un autentico furto.

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IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)

Football sconclusionato. La Roma sbaglia di meno, fa fuori il secondo e ne prende il posto, il rallenta, frena, sbanda, sbatte contro se stesso, commette errori parrocchiali, perde giustamente nel silenzio di uno stadia tutto suo. Le chiacchiere stanno a zero, Sarri e fanno i docenti, illustrano gli schemi, disegnano le strategie ma il compito in classe dei loro alunni è pieno di strafalcioni, ne è venuta fuori una partita senza una logica tattica, appassionante soltanto per chi non sa di football, giocatori stremati, incertezze puerili, marcature incerte, allenatori con idee confuse e in stress nervosa. La tecnica della nostra serie A è un optional, un'isola che non c'e.

La Roma ha almeno un centravanti, modesto, immobile ma comunque centravanti e costui, , ha se-gnato due gol facili ma decisivi, sistemando, per ora, critiche e dubbi. Il , invece, convive con le vedove dei senza Higuain e paga biglietto triplo per l'assenza lunga di Milik. Sarri boccia anche Gabbiadini che ha la colpa di occupare un ruolo non suo. Dopo Bergamo, un’altra botta in testa. Stavolta non c'entra la fatica della , stavolta il conferma che senza un attaccante vero non pile sfidare nessuno, nemmeno la Roma che ha fatto il minimo indispensabile. Sarri non studia soluzioni di gioco alternative e le due sconfitte sono un cattivo segnale. Il messaggio delle sfidanti alla non risulta chiaro, la Roma ritrova punti, la sua linea difensiva è incerta ma ci sono le premesse, i profumi di una squadra che può risalire nell'autostima e nel risultato finale. Il ha bisogno di capire che non è soltanto questione di fatturato. Ogni tanto si sbaglia film. E la colpa non è degli spettatori.

 

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