Essere sinceri è sempre un merito, ma farlo in pubblico ha delle conseguenze

27/09/2016 alle 20:46.
roma-chievo-verona-21

ILPOSTICIPO.IT (P. GRALDI) - L’ho sempre sostenuto: le interviste stanno al giornalismo d’assalto come il pungiglione allo scorpione. Pungono sempre, è la loro natura, non ne possono fare a meno, non possono fare altro. La legge che non contempla eccezioni questa volta è andata a spargere il suo veleno tra casa -Blasi e -la Roma, quest’ultima intesa come squadra di calcio del cuore ma anche come città Eterna. Le parole della signora Ilary sull’allenatore della squadra giallorossa (“un piccolo uomo”) hanno gettato benzina su un fuoco che appariva spento ma che era ancora caldissimo sotto le ceneri degli scambi polemici e sui gesti reciproci tra il divo Francesco oggi alla fulgida soglia dei quarant’anni (Picasso diceva che finalmente a quell’età si è giovani ma è anche troppo tardi) e il suo allenatore fumantino.

IL MONDO È PIENA DI GENTE CHE SI MORDE LA LINGUA - La domanda è: ha fatto bene la signora ad aprire bocca e a dargli fiato con la forza dell’amore per il marito o avrebbe fatto meglio a tacere? Enzo Biagi, maestro insuperato con Montanelli del nostro mestiere, e col quale ho avuto l’onore di lavorare a lungo per la tv, ripeteva spesso che le mogli non possono mai varcare la soglia dell’anticamera dell’ufficio dei rispettivi consorti e che nessuno si è mai pentito di una parola non detta mentre il mondo è pieno di gente che si morde la lingua per non aver saputo fermarla in tempo. Che la bella Ilary abbia una opinione piuttosto ruvida del Mister è intuitivo. Ci mancherebbe. ha sofferto e non poco nella passata stagione del rapporto con , il quale, anch’egli farebbe bene a far tesoro della regola che il silenzio è d’oro. Comunque sia la signora ha vissuto da vicino, più di chiunque altro, naturalmente, la travagliata stagione del campionissimo e certamente ne ha sentito, raccolto e ingoiato il rammarico, la rabbia, la delusione, e forse perfino il rancore. Perché in quei giorni si è sentito “licenziato” quasi senza gli otto giorni che pure sono obbligatori anche per le domestiche a ore, dopo una carriera irripetibile, una leggenda calcistica ed anche umana, un rapporto con la tifoseria e con il pubblico in generale assolutamente unici nella storia di questo sport che pure di storie da raccontare ne ha tante. Un tempo fatto di freddo, di umido, di scrosci di grandine e di rari sprazzi di sereno ma anche con discese in campo e di gol da iscrivere direttamente nella storia e subito dopo nella leggenda. Insomma, una vita, una storia, un mito. Più di così c’è solo il paradiso. Eppure l’ora dei saluti, l’istante dell’abbandono del campo per osservare gli altri dalla tribuna d’onore, ma in panchina per sempre resta una delle spine che tutt’ora rischia di avvelenare anche questa stagione, nella quale la partenza dei giallorossi non si iscrive certo nell’album dei successi ma piuttosto in quello delle scivolate. Scivolate che per il momento non riguardano ancora il fango ed è questo che va assolutamente evitato.

UN INTERVENTO A GAMBA TESA IN UN TERRENO NON SUO - Dunque, Ilary doveva tacere? Si deve sempre apprezzare la sincerità, anche quando fa male. E’ l’opportunità di essere sinceri, in pubblico, in un determinato momento, che è in discussione. E qui, ahinoi, ci schieriamo dalla parte di chi avrebbe preferito non leggere le parole in quell’intervista, per altri versi ricca di spunti e di riflessioni. Il fatto è che le mogli dei personaggi pubblici per regola ineludibile debbono restare sempre e comunque a bordo campo, lasciare successi e grane dei rispettivi coniugi al giudizio degli elettori nel caso dei politici, dei tecnici e del pubblico nel caso degli sportivi. Un intervento a gamba testa, quello di Ilary, in un terreno non suo. Peggio: la sensazione di aver portato sul prato del pallone logiche e chiacchiere tipiche del gossip di un certo mondo dello spettacolo, dove quel che avviene dietro le quinte è ritenuto più pregiato di quel che avviene davanti a tutti. Un andazzo che ha invaso tutti i campi e che porta con sé, fatalmente, il rischio di degradare il linguaggio e lo stile. Certo, l’amore per il marito, il dolore per vedere anche tra le mura domestiche il suo campione ferito da qualche parola in più, hanno acceso la voce di Ilary e la spietatezza che sempre attraversa le interviste di questo genere ha fatto il resto. Il bisogno di nutrirsi di polemiche nelle radio e nei giornali, giganteschi megafoni anche solo di un sussurro, stanno facendo il resto. Sì, Ilary poteva tacere quei giudizi che in un mondo di permalosi egocentrici può fare danni autentici. Con una sola attenuante: al cuore non si comanda. Dunque, chiamare il cervello in soccorso, quando serve.

Clicky