Roma, c’è la trappola Atalanta. Garcia non può più sbagliare

29/11/2015 alle 14:25.
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LA REPUBBLICA (M. PINCI - E. SISTI) - sì, no, chissà chi lo sa (che cosa succederà): «Siamo arrabbiati in modo non quantificabile», ammette il tecnico giallorosso che forse si sarà pentito di aver detto che prendere sei gol è come prenderne uno, come se la vita si potesse sempre riassumere con i tre punti, o gli zero punti, saltando a piè pari il terribile “fall out” che un disastro numerico inevitabilmente colpisce società, giocatori, pubblico: la black rain della vergogna è più velenosa laddove non sia riconosciuta. «Spero che torni la Sud», aggiunge il tecnico aspettando l’Atalanta.

Oltre i disagi tattici e mentali, soprattutto difensivi (si pensa a Juan Jesus) la Roma deve infatti continuare a fare i conti con la protesta della curva che forse anche oggi proseguirà nel farsi gli affari suoi lontano dall’Olimpico (o forse no?). L’Atalanta di Reja è strutturata ben al di là della recente sconfitta casalinga (Torino). Si difende senza nascondersi e in attacco ha giocatori (Gomez) che storicamente creano fastidi ai giallorossi. La Roma che ritrova (è un momento in cui c’è bisogno di identità) non può distrarsi, deve restare concentrata e massimamente corta, attiva in ogni angolo e ad ogni minuto, e non dimenticare mai di assecondare , non farlo sentire un E.T. allungato, abbandonato laggiù. «Quando giochiamo motivati e tutti si aiutano la difesa funziona (vedi Lazio, ndr). In ogni caso sarei contento di vincere tutte le partite 3-2. Avere il migliore attacco della Serie A comporta dei rischi». Non quello però di compromettere l’equilibrio. Obbligata a giocare senza né Gervinho, la Roma dagli attributi intermittenti ( appare stanco), non potendo permettersi una “personalità” stabile deve affidarsi a “persone” pronte a candidarsi ad averne una prima possibile, meglio se più d’uno. Tra i sacrifici di , le punizioni di e la solitudine di , l’importante è provarci e non sbagliare.

Pare facile. Può aiutare il fatto che la manifestazione più umanamente sportiva, o sportivamente più umana, della trasferta di sia arrivata (tardi ma è arrivata) con le parole del chiediamo scusa, siamo stati imbarazzanti»), parole che hanno chiuso giorni in cui l’orchestra sembrava aver smarrito anche l’ombra degli spartiti. Non c’è niente di male a riconoscersi piccoli, anzi, si rischia di apparire più veri e combattivi. Non era da Roma quel rincorrersi di accordi sbagliati, non degno d’una squadra che malgrado la compulsiva discontinuità (unita al sospetto che valga più di quanto sembri e qui torna in ballo ) è a un passo dagli ottavi di e in serie A, pur quarta, è abile negli scontri diretti (perso contro Inter, vinto contro , e Lazio). Il tempo e il campionato passano, il Bate incombe, il resto (per ora) non conta.

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