Quel cambiamento che non si vede

02/07/2015 alle 16:19.
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IL MANIFESTO (P. BERDINI) - La scorsa settimana il sindaco di Roma, dato per spacciato, ha ribaltato tutti i pronostici e si è salvato - per ora - dalla sfiducia portando a casa tre provvedimenti che confermano il dominio di un ristretto sistema di potere che non ammette deroghe: la guida della à spetta solo a loro e i tentativi di far entrare nel gioco i bisogni della periferia abbandonata sono combattuti ad ogni costo. E pensare che sulle pagine di Repubblica Marino aveva espresso parole di fuoco contro i poteri forti che lo vedono come un grave pericolo. Il sindaco era ed è l'espressione di quel gruppo di potere e alla prima occasione utile ha dismesso i panni barricaderi.
La tre giorni del sindaco inizia mercoledì con un'irrituale visita al ministro delle infrastrutture per fargli conoscere il progetto del . Afferma Marino: "Il progetto riqualifica non solo Roma ma l'intero paese perché dimostra che siamo in grado di attrarre capitali stranieri". In Europa da decenni le società di calcio costruiscono i propri stadi senza il 'regalo' di milioni di metri cubi di cemento come a Roma, in luoghi scelti dalle amministrazioni pubbliche dove non è necessario spendere denaro pubblico

A Roma la società di James Pallotta ha scelto un'area isolata della à dove per costruire le infrastrutture funzionali all'operazione dovremo sborsare circa un miliardo. Con gli stessi soldi, sciegliendo una diversa localizzazione, si poteva alleviare il degrado delle periferie romane. E invece nulla.
Giovedì la festa è continuata: il consiglio comunale ha votato la candidatura alle Olimpiadi 2024. Il fiume di soldi pubblici che servirà per ridisegnare la à verrà affidato al Comitato promotore al cui vertice c'è un altro dei poteri forti che Marino dice di combattere: Giovanni Malagò, tra i protagonisti dell'indimenticata vicenda dei mondiali di nuoto 2009 che ha lasciato ferite aperte in periferia, con le piscine incompiute di San Paolo, di Ostia e di Tor Vergata. Miliardi sperperati ai danni di una à sprofondata nel degrado nascosti dietro un fiume di retorica. Dice Malagò: "Lo sport ha prevalso su alcune logiche politiche". Sembra di sentire Blatter. E sempre giovedì è andata in scena la commedia degli inganni perpetrata ai danni del quartiere Flaminio. Qui il comune ha dato le chiavi del futuro a Cassa depositi e prestiti, importante pedina del potere di Renzi. In campio - annunciano i messaggeri della disinformazione - la à avrà lì il museo della Scienza. Non è vero: per realizzare il museo non c'è un soldo (provi il sindaco a smentire) e la trasformazione del Flaminio finirà con una colata di cemento per la felicità di Cdp.
Ci eravamo illusi che a Roma la stagione delle grandi opere e della privatizzazione del patrimonio pubblico fosse finita, ma Marino e la sua maggioranza hanno dimostrato di non poter voltare pagina.
Ma questa politica screditata che ricorre pure al voto di Alemanno si illude: l'artificio della retorica poteva andare bene fino ai tempi del bipolarismo di ferro che controllava tutto. Oggi siamo in una fase nuova. Contro le opere scellerate hanno votato 5 Stelle e Riccardo Magi, esponente di raggruppamenti civici. I primi sono in testa in tutti i sondaggi mentre una parte importante della società civile e della sinistra si interroga come continuare a credere in una à solidale e che guarda a un futuro di piccoli risarcimenti sociali e non di grandi opere. Una à che riprenda in mano i parchi abbandonati togliendoli alle cooperative criminali. Una à in grado di dare un tetto a tutte le famiglie e salvare ciò che resta dell'agro romano. Una à che cambi radicalmente l'agenda politica e mandi a casa i responsabili del degrado che la sta divorando. In attesa di altri arresti della relazione del prefetto , è ora di aprire il dibattito sul futuro della à.

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