Tavecchio: «I minori senza più vincolo? Troviamo un’intesa»

18/04/2015 alle 15:51.
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GASPORT (A. CATAPANO) - Ci mancavano i giudici di Verbania. Come se il calcio italiano non fosse già sufficientemente sconvolto da violenze negli stadi, volgarità a tutti i livelli, club falliti o sull’orlo del precipizio, lotte di potere, resistenze a ogni tentativo di riforma. Solo per questo Carlo Tavecchio meriterebbe la nostra solidarietà. Anzi, viene proprio spontaneo chiedergli: come fa a sopravvivere? «Lavoro 12 ore al giorno, finché la salute me lo consente...». Era il padrone senza opposizione della Lega Nazionale Dilettanti. Da quando guida la Figc, invece, hanno provato a farlo fuori, in molti e, diciamolo francamente, in tutti i modi. Leciti e meno leciti. Non sarà, quindi, una sentenza d’Appello che libera i calciatori minorenni dal vincolo a mettere in crisi la sua gestione. «Né a mettere in crisi il sistema — chiarisce il presidente —: io non ne sono assolutamente sconvolto. È una sentenza tra le parti, non erga omnes. Perché dovrebbe fare giurisprudenza?».

Presidente Tavecchio, ammetterà che non possiamo nemmeno ignorarla...
«Certamente, e non solo il calcio, è tutto il mondo dello sport che in linea teorica dovrebbe farci i conti. Però fino ad oggi abbiamo ignorato decine di sentenze opposte, che hanno dato ragione alle società. E continuiamo a ignorare che anche oggi, pur in presenza del vincolo, si può firmare con un club per un solo anno, grazie all’articolo 108 delle Noif, che ho fatto introdurre io. E si ignora pure che in caso di trasferimento di residenza il vincolo decade».

Sta difendendo il vincolo, presidente? Pensa che sia giusto legare un atleta alla stessa società fino ai 25 anni?
«Premesso che va riconosciuto alle società un modo per rientrare delle spese che sostengono per consentire a migliaia di ragazzi di allenarsi, giocare, viaggiare, farsi le docce. Non va bene l’indennizzo o il premio di valorizzazione previsti in caso di svincolo prima del tempo? Va bene, ma troviamo uno strumento alternativo».

Lei aveva praticamente trovato l’accordo con il governo e l’Assocalciatori. In che cosa consisteva?
«Con Delrio e Tommasi stavamo discutendo della possibilità di consentire al compimento dei 18 anni di sfruttare una finestra temporale per scegliere se restare nella stessa società fino a 25 anni o andarsene in un’altra, e in quel caso riconoscere al club lasciato un rimborso di formazione. Eravamo a buon punto...».

Poi, cosa è accaduto? Tommasi dice che si è fermato tutto.
«Ha ragione, ma non dipende da me. Con il nuovo presidente della Lnd (Felice Belloli, ndr) il clima è cambiato. Non so perché, ma credo che quel discorso si possa riprendere in qualsiasi momento».

Tommasi dice anche che la sentenza di Verbania avrà ancor più impatto nel calcio femminile...
«Io non penso. I veri problemi sono altri. Sapete come la penso: i nostri club dovrebbero avere una Sezione femminile, come nel resto d’Europa. Abbiamo istituito una Commissione che ha disposto di ridurre il campionato femminile a 12 squadre, ma siamo ancora fermi a 14. Anche qui, bisogna chiedere il perché all’attuale presidente della Lnd».

Donne o uomini, finiamo sempre a parlare di riforme dei campionati. La madre di tutte le sue battaglie. Quanto dobbiamo attenderle ancora?
«Sapete quanto mi stia impegnando sul tema. Io sto ancora aspettando che le leghe facciano il proprio lavoro».

Presidente, aspetta da un po’...
«Gli do tempo fino al 5 maggio. Dopodiché, porterò la pratica al Coni».

I nuovi criteri di iscrizione e acquisizione dei club li ha portati a casa. Ed è riuscito pure a tenere in vita il Parma, almeno finché il tribunale fallimentare lo consentirà.
«Vorrei che arrivasse fino al termine della stagione. Perché chiedergli conto dei debiti il 30 aprile e non il 31 maggio?».

I violenti ci lasceranno in pace almeno in questo finale di stagione?
«Me lo auguro. Anche se vietare qualsiasi forma di striscione non riguardi l’incitamento alla propria squadra temo non basti. Bisogna punirli seriamente. Ci vorrebbe il Daspo a vita».

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