Cassetti: «Voto Florenzi. È come Alaba: dove lo metti sta»

28/11/2014 alle 09:04.
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GASPORT (M. CALABRESI) - Marco Cassetti, quei venti metri all’indietro, li ha fatti prima di Alessandro : «A Lecce giocavo esterno alto, segnai anche cinque gol. Poi arrivò Zeman…».

E che successe?
«Mi parlò e mi disse: “Parti più da dietro, arriverai in Nazionale”. Una scossa che mi ha portato ad applicarmi, anche perché con Zeman non esiste l’esterno alto o basso, esiste l’esterno».

Con lui, poche differenze. Con gli altri?
«Rispetto al sacrificio nel fare la fase difensiva è tutto diverso: dietro, ci sono più responsabilità, davanti puoi anche permetterti di sbagliare un dribbling o un cross. Da terzino, però, hai più spazi: chi ha le caratteristiche per farlo, può far bene entrambi i ruoli. le ha».

Stupito dalla sua prova contro il Cska?
«È stato molto bravo, anche fortunato perché davanti aveva Dzagoev che non è un esterno puro, ma sicuramente più bravo che fortunato. Ha chiuso perfettamente le diagonali e si è proposto in avanti. Per un allenatore, è il massimo avere un giocatore come , che possa sopperire a diverse mancanze».

La chiave per cambiare ruolo così facilmente?
«Bisogna essere sia predisposti che lavorarci. La cosa è fondamentale è la testa, l’attenzione che ci metti quando l’allenatore spiega i movimenti anche di ruoli non tuoi, ma che poi in queste occasioni possono tornare utilissimi».

Lei dove lo farebbe giocare? «Dove vuole. Mi piace tantissimo ovunque, ma lo vedo meglio interno di centrocampo, il ruolo che con ha fatto meno. Ma fa talmente tutto bene che dove lo metti rende. Un po’ come Alaba al Bayern Monaco: sembra sia dappertutto, eppure è uno solo».

Domenica all’Olimpico da avversario ci sarà Dodò, uno che ha fatto il percorso inverso.
«Qualche metro più avanti sta rendendo di più rispetto alla Roma: evidentemente si è sentito sollevato da qualche responsabilità».

Lei si allena a Trigoria. Ha capito che cosa succede alla Roma?
«Non bisogna fare paragoni con l’anno scorso: non c’erano aspettative, ora sì. Isolarsi e stare un anno in ritiro non si può, l’unica cosa la Roma deve fare è credere in quello che fa, sempre».

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