Keita, la guida che sa come si vince in Champions

17/09/2014 alle 10:32.
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CORSERA (G. PIACENTINI) - Quando, nella conferenza stampa passata alla storia come quella dei «61 milioni per », chiesero a del futuro di Rodrigo Taddei, il d.s. rispose che sarebbe stato sostituito con un calciatore «di pari esperienza, ma con una densità di impegni ottemperati a livello europeo che ci potrà essere più utile». Pochi giorni dopo la Roma annunciò di aver trovato l’accordo con , un nome che non era mai stato accostato alla società giallorossa ma fortemente voluto da .

Per capirne le ragioni basta dare uno sguardo al suo curriculum: con il ha vinto tutto, da protagonista, in Spagna ma soprattutto a livello internazionale. Nella sua bacheca ci sono 2 campionati del mondo per club, 2 Supercoppe europee ma soprattutto 2 . Era in campo - entrato al 26’ del secondo tempo al posto di Henry, subito dopo il gol del 2-0 di - il 27 maggio del 2009, quando Guardiola vinceva allo stadio Olimpico la sua prima contro il Manchester United. E faceva parte della stessa squadra che due anni dopo ha fatto il bis a Wembley, sempre contro i Red Devils. , insomma, sa come si fa a giocare e vincere in Europa, e non sono molti i giocatori nella rosa della Roma che possono dire lo stesso.

Non gli tremeranno certo le gambe quando stasera sarà chiamato a dirigere le operazioni a centrocampo contro il Cska, a causa della di Daniele , rispetto al quale conta 16 presenze in più (54 contro 38, mentre è fermo a 50) nella massima competizione continentale. Meglio di lui hanno fatto solo altri due che la l’hanno già vinta: (55) e l’irraggiungibile Ashley Cole (106), arrivato anche lui nella Capitale per portare il suo bagaglio di esperienza internazionale.

conta 3.276 minuti e 5 gol nell’arco di 7 stagioni in : l’ultima volta che è partito titolare, con la maglia del , è stato nei quarti di finale dell’edizione 2011/12 contro il Milan; poi due apparizioni nelle semifinali contro il Chelsea. Stasera riprenderà il filo del discorso e i minuti giocati a Empoli sono stati propedeutici proprio al suo utilizzo da titolare. Centrale davanti alla difesa; intermedio nel centrocampo a tre; centrale nel : può giocare in tutte le posizioni del centrocampo e ha dimostrato di tenerlo in grande considerazione fin dal giorno in cui è arrivato. sta diventando quello che nel basket è chiamato «sesto uomo », praticamente un titolare aggiunto, il primo cambio quando le cose non vanno per il verso giusto. Stasera dovrà dimostrare di essere ugualmente utile partendo dal primo minuto. L’esperienza, di certo, non gli manca.

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