Europa dicci chi siamo

30/09/2014 alle 10:21.
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GASPORT (P. CONDO') - Reclamiamo da talmente tanto tempo - tutti, e a gran voce - un campionato a 18 squadre che alla fine ci hanno accontentato: nel rapido volgere di cinque giornate diciotto formazioni, dall’Udinese al Sassuolo, hanno creato un nuovo torneo liberandosi di due squadre, quelle incapaci di adeguarsi alla mediocrità delle grandi, e di taglia oggettivamente troppo grossa per essere considerate spensierate rivelazioni. Nel campionato a diciotto squadre il premio in palio è il preliminare di , peccato che a mantenerlo tale - in questa fase storica - debbano pensarci soprattutto le due fuoruscite: perché nel rapido volgere di cinque giornate la e la Roma hanno chiarito che lo scudetto sarà nuovamente un affare tra loro - più acceso ed equilibrato dell’anno scorso, par di capire - e che sempre loro, dopo il flop del a Bilbao, tenteranno di riverniciare in la decrepita facciata del nostro calcio.

Crash-test Esaurito nell’incipit l’amaro sarcasmo di chi, come noi, auspicava un torneo più combattuto (si cresce in regime di concorrenza, non di monopolio o diarchia), e a fine settembre si ritrova fra le mani questi bei risultati delle milanesi, del e della , occorre segnalare ai distratti che il vero livello del calcio italiano verrà definito fra oggi e domani dalle due partite di . Roma e sono state «espulse» - in realtà se la sono svignata da sole - in quanto troppo forti per gli standard della serie A. Ma quanta di questa forza è reale, e quanta indotta dall’estrema fragilità delle avversarie italiane? Il Manchester stasera per la Roma e l’Atletico Madrid domani per la sono i test perfetti per rispondere. Perché c’è già stato un turno di , nel quale le nostre squadre hanno assolto nel migliore dei modi alla più semplice delle sei missioni che compongono un girone: hanno battuto in casa l’avversaria più debole. L’hanno fatto dando prova di maturità e pazienza - la col Malmoe - oppure bombardando il rivale di calcio fresco e divertente - la Roma col Cska Mosca -, in ogni caso l’hanno fatto. Come in un videogioco, ora è il momento di passare al livello successivo. E di sopravvivere, naturalmente.

I due campioni Manchester e Atletico sono i campioni in carica dei due campionati più belli e importanti, la Premier e la Liga, e basterebbe questo a descrivere gli everest che si parano davanti alle battistrada della Serie A. Ha senso spaventarsi per questo? Naturalmente no, perché anche i signori perfettini hanno le loro belle magagne. Prendiamo il Manchester : pur avendo speso l’equivalente del nostro debito pubblico per allestire una rosa di alto livello - chissà come, i suoi obiettivi di mercato non vengono mai via a poco - la sua storia con la è andata poco oltre i preliminari. Quando il sorteggio l’ha infilato nei gironi de la muerte è appunto defunto, arrendendosi al (e al Bayern) la prima volta e al Borussia Dortmund (e al Real) la seconda; l’anno scorso l’urna ha fatto la brava riservandogli di competitivo il solo Bayern - confermato quest’anno: è una specie di stalking - e dunque non si è potuto esimere dalla qualificazione agli ottavi. Lì, però, è bastato pescare il minore della stagione passata perché Pellegrini non ci stesse più dentro: autobus davanti alla porta in casa propria (!), ed eliminazione cantata fra mille polemiche, perché non ha molto senso spendere e spandere se poi al momento giusto rinunci a giocare. Il in Europa non ha fiducia in se stesso, aspetto sul quale la Roma esagerata di questi tempi - l’autostima è alle soglie dell’ingresso in orbita - stasera deve colpire con la partita coraggiosa che avrà certamente preparato.

I meno ricchi La è attesa da un rivale diverso e per molti versi più insidioso, perché a differenza degli sceicchi di Manchester l’Atletico Madrid è un club col fatturato più che umano: quello dell’esercizio 2012-13 (ultimo disponibile) non arriva a metà della cifra bianconera, come vedete nelle tabelle di queste pagine. L’Atletico che a maggio ha vinto il campionato spagnolo ed è arrivato a due soli minuti dal trionfo in è un avversario scomodo perché ci ricorda che i grandi risultati sono raggiungibili anche senza un budget hollywoodiano; occorre una gestione sublime del mercato, e loro ce l’hanno, e un tecnico capace di spostare il limite del solidarismo di squadra oltre i livelli conosciuti. È probabile che neanche i giocatori dell’Atletico sarebbero disposti a morire per i loro compagni; ma dal ferimento grave in giù, se ne può parlare.

Conta il mondo Se la Roma e la sono le grandi squadre che sembrano (in Italia), si giocheranno i crash test di queste due serate con ambizione e personalità. I risultati naturalmente contano, e dal pareggio in poi potrebbe dirsi compiuta anche la seconda delle sei missioni; ma stavolta sarà il modo in cui terranno il campo in due situazioni ruggenti a descriverci lo stato morale del nostro calcio. A Manchester prima del match mettono su gli Oasis a palla, e la gente si carica come una sveglia. A Madrid la bolgia è tale da non sentire ciò che dice il tuo vicino di sedia. Se entri in campo molle in quegli ambientini, vieni stropicciato come un foglio vecchio del calendario e gettato in Europa League. Animo: sono queste le serate in cui ti accorgi del sangue che scorre nelle vene.

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