Sequestrato il tesoro di Diabolik. Il capo ultrà Lazio aveva 2,3 milioni

24/07/2014 alle 11:00.
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GASPORT (S. CIERI) - «Pronto? Sono Diabolik ». «E io sono l’ispettore Ginko». Questo, quasi dieci anni fa, fu il primo contatto tra Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, uno dei quattro capi ultrà della curva laziale e il presidente Claudio Lotito. Diabolik, ovviamente, quella battuta di Lotito non la prese affatto bene. Ma l’uscita del patron fu in qualche modo profetica. Perché, quasi dieci anni dopo, Piscitelli è finito nei guai per un’operazione che la Guardia di Finanza ha denominato «Ginko», dal nome dell’ispettore che dà la caccia Diabolik nell’omonimo fumetto.

Oltre due milioni L’operazione «Ginko» è scattata quasi un anno fa e ha portato all’arresto di Piscitelli (tuttora in carcere a Rebibbia) per traffico di stupefacenti tra Spagna e Italia. Prima ricercato, l’ex capo ultrà degli Irriducibili è stato arrestato lo scorso fine settembre. A tradirlo fu proprio…la Lazio. Gli investigatori lo scovarono infatti a casa di un amico (era latitante) dove era andato per assistere ad una partita di Europa League (con l’Apollon Limassol) della sua squadra del cuore. Ieri gli investigatori hanno aggiunto un altro importante tassello. A Piscitelli sono stati sequestrati beni per oltre 2,3 milioni di euro. Un tesoro fatto di proprietà immobiliari, automobili, conti bancari (con alcuni beni intestati a moglie e figlia). Secondo gli inquirenti sono presumibilmente il frutto dell’attività criminosa legata al traffico di droga.

La guerra con Lotito La fortuna messa su da Diabolik, quindi, non ha a che fare direttamente con l’attività di capo ultrà della curva biancoceleste. Un’attività che lo vide protagonista negli anni Novanta e poi nella prima metà dei Duemila insieme con gli altri tre capi storici della curva Nord: Fabrizio Toffolo, Yuri Alviti e Paolo Arcivieri.

Irriducibili Capi incontrastati degli Irriducibili, il gruppo leader della curva laziale, fino all’avvento di Lotito. Che con loro ruppe subito i rapporti e chiuse i rubinetti aperti dalle precedenti gestioni attraverso l’elargizione di biglietti omaggio, contributi per le coreografie e la rinuncia a sviluppare il merchandising ufficiale in favore di quello degli Irriducibili. Quest’ultimo elemento rientra anche nell’operazione Ginko, perché tra i beni sequestrati a Piscitelli ci sono anche i proventi dalla commercializzazione dei prodotti targati Irriducibili. Ma, sul versante della Lazio, i problemi per Piscitelli e gli altri tre ex capi derivano soprattutto dal processo nel quale sono imputati per aggiotaggio e tentata estorsione nei confronti del presidente Lotito. Il pubblico ministero ha chiesto otto anni di carcere per ciascuno, la sentenza è attesa nei prossimi mesi. La vicenda è quella della tentata scalata alla Lazio del gruppo Chinaglia. Ginko, insomma, sembra avere avuto la meglio su Diabolik.

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