Doni: "So cosa prova Julio Cesar, ci sono passato anche io"

10/07/2014 alle 19:15.
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LA STAMPA (M. ) - Osservato dal salotto di una villa di Ribeirão Preto, il «Mineraizo» ha risvegliato i fantasmi di un incubo del passato. Non del famigerato «Maracanazo», raccontato per interposta persona, ma di un'altra terribile esperienza calcistica vissuta sulla propria pelle: un altro 7-1, datato 10 aprile 2007, come quello rifilato, in un quarto di finale di ritorno di , dal Manchester United alla malcapitata Roma di Spalletti. Quella notte dalla sparte sbagliata, tra i pali porta romanista, c'era un brasiliano che martedì notte, davanti al televisore, ha capito subito cosa stava accadendo a Belo Horizonte.

Alexander Doni, per tutti Doni, un 7-1 come quello di Old Trafford...
«So che cosa si prova. Il mio amico Julio Cesar, per come si era preparato al Mondiale e per le ottime prestazioni nelle gare precedenti, non se lo meritava».

E allora, che cosa si prova?
«Un fortissimo senso di frustrazione, ma anche di impotenza e di vuoto. Quella notte a Manchester è stata la più brutta della mia carriera» .

E quella di martedì a Belo Horizonte è stata la più brutta nella storia calcistica del Brasile?
«Purtroppo sarà una macchia indelebile e mi dispiace tantissimo per i calciatori. Le assenze di due fuoriclasse come Thiago Silva e Neymar hanno influito, ma la Germania si è dimostrata superiore. La mia speranza è che questa sconfitta non serva solo a piangere per il secondo Mondiale perso in casa, ma a capire gli errori commessi e a costruire un Brasile del futuro più forte».

Si può ripartire da un simile disastro sportivo?
«Dopo una caduta, con il lavoro e l'impegno, c'è quasi sempre una risalita. Dopo Manchester, nel giro di due mesi, ho vinto una Coppa Italia con la Roma e una Copa America da titolare, battendo in finale l'Argentina di , con la Seleçao. Le pare poco?».

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