KEYWORDS - Sabatini tra déjà vu e rivelazioni: dallo scudo spaziale al 'giallo' sul terzino, passando per il 'Top Player' e l'empatia 'tabagista'

04/07/2012 alle 21:28.

LAROMA24.IT - Il 10 giugno 2011 fu il primo della ‘nuova Roma’ a prendere la parola. Un anno dopo è ancora lui a rispondere per primo alle domande dei giornalisti. E come allora, lo fa in un momento delicato. Allora c'era una Roma da costruire, adesso c'è una squadra da ristrutturare pesantemente. Walter Sabatini ci ha abiutato a lunghe conferenze stampa



DEJA VU – L'impressione di rivedere un momento già vissuto in passato è evidente dalle prime battute.  “In realtà, e sono coerente con quello che ho detto l'anno scorso, siamo dentro un percorso. Non è che finita una stagione abbiamo bollito un allenatore”. Riferimento, nemmeno troppo velato, a Luis Enrique, al quale abbiamo voluto bene, lo abbiamo rispettato e stimato” ma che “non ha fatto una classifica consona ai valori che esprimeva la squadra in quel momento. Naturalmente non per colpa sua, ma per colpa nostra, mia in particolare”.



“Mi ricordo di aver fatto riferimento a un programma quinquennale di memoria staliniana, il calcio presuppone impone tempi diversi, ma noi ci sentiamo ancora assolutamente dentro a quel percorso”, prosegue il ds. La memoria non lo inganna, visto che pronunciò le stesse parole dello scorso 16 febbraio, quando era al fianco dell'allora neo-acquisto Marquinho (La nostra affermazione non sarà un piano quinquennale di memoria staliniana ma sarà un'affermazione molto più veloce la nostra”). Tra coerenza e autoreferenzialità, stavolta non Mao, ma gli viene fatto notare uno dei termini da lui pronunciati e rimasti nel lessico romanista negli ultimi 12 mesi. Quella rivoluzione culturale che ancora in atto". Altro legame con il passato, l’uso dell’aggettivo “arrogante”. Un aggettivo "forse eccessivo" per il ds, che cambia termini ma non il suo pensiero: "Penso che questa sarà una Roma che determina, sempre in cerca del risultato"



SCUDO SPAZIALE – Un percorso, a detta del ds giallorosso, nel quale Zdenek Zeman è una parte integrante. E a tal proposito rivendica la scelta del boemo come prettamente tecnica. “Non l’abbiamo preso per fare lo scudo spaziale”. Se è un semplice e generico riferimento alla fantascienza o al sistema di difesa teorizzato in piena Guerra Fredda dall’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, non è dato saperlo. Ma resta una metafora d'effetto. “Per noi è una semplice scelta tecnica, nell’idea di calcio coincide con quello che abbiamo sempre voluto”. Tanto per rendere l’idea, rivela un aneddoto con il boemo. “L’allenatore mi sta rigenerando, gli dico 'Sdengo, sono un po' preoccupato per la difesa'. Lui mi risponde: 'Non ti preoccupare, attaccheremo...' Sulla campagna acquisti, in particolare su un luogo comune che ha accompagnato la scelta del tecnico boemo, spiega: "Non l'abbiamo preso perchè si accontenta. Quando leggo o ascolto queste cose mi preoccupo molto per Zeman perchè gli si manca di rispetto, lui non è venuto fare a il tappabuchi e ad avvallare scelte perverse che la società non vorrà fare"



TOP PLAYER
– Il mercato, appunto. La materia di competenza del dirigente giallorosso. E la seconda domanda posta al direttore sportivo è quella che tutti gli vorrebbero fare. Arriverà un top player? Ma a non piace questa definizione, “una specie di neologismo calcistico”. E fa l’esempio di Nocerino, che “ha giocato da top player e non ha avuto un rendimento inferiore a Snejider, ma era stato definito un reietto scaricato da una società. Oggi potete assimilarlo tra i top player, ha fatto 11 gol e ha dato una svolta al campionato del Milan”. poi avvisa: "Con questo non voglio tirarmi fuori con un esercizio dialettico, ma dico che il top player è una definizione giornalistica, siamo tutti alla ricerca del top player. Ma chi è il top player? Noi vogliamo prendere buoni calciatori, ottimi calciatori, e stiamo cercando di farlo. Lo faremo e vi ricordo che la campagna acquisti è appena iniziata per noi e per le altre squadre"

Una definizione che non piace, al ds giallorosso. "Il top player è sulla carta, è un territorio minato, pericoloso. Molti top player hanno fatto panchina per anni. Noi stiamo cercando di prendere ottimi calciatori". Nonostante le rassicurazioni ("non gioco mai al ribasso", "dobbiamo fare una politca seria ma non vuol dire che saremo deboli"), dalle sue parole sembra che quello dei grandi nomi non sia un terreno possibile da battere. "Non è un problema d'intervento d'acquisizione del giocatore, ma di mantenimento del giocatore - spiega -  non possiamo portare stipendi da 10-12 milioni di euro. Non è giusto nemmeno nei confronti della gente di Roma e dei tifosi. Non è giusto accendere un sogno di mezza estate".

Niente top player, quindi, ma giocatori 'roboanti'. , per il ds, è uno di questi. "Non sarà il prossimo Thiago Silva ma è un giocatore importante, stasera gioca la finale di Coppa Libertadores, un evento che mobilita milioni di persone". E poi si rivolge direttamente ai cronisti: "Vi metto questo dubbio. Pique è un top player? Ha giocato una finale di , di recente. Perché lui è un top player e una riserva? Avrei potuto nominare anche Ivanovic e Terry, ma perché quelli che fanno la finale di sono top player e oggi deve essere definito una discreta riserva?"

 

ROMA 'MONTESSORI' - Dopo la dissertazione sul 'top player', passa alla difesa. Sia espressa come reparto, quando delinea le possibilità per il reparto arretrato. Centrali Burdisso e ("operazione non definita", si cautela ), sulla sinistra Dodò, un giocatore che "esalta il senso estetico del calcio" del dirigente giallorosso. Confermati su richesta del boemo anche Rosi e il 'vituperato' Josè Angel. E sulla destra ha pronto "il colpo in canna", confessando di essere vicino all'acquisto di "un calciatore forte, con caratteristiche diverse dagli altri correnti che ci sono, ma non sarà Van der Wiel". Interpellato sulla nazionalità del giocatore, ha dato una risposta rapida e di duplice interpretazione. Quanto una virgola e una consonante facciano la differenza se ne saprà sicuramente di più nei prossimi giorni. Poi il ds passa a difendere i giocatori giallorossi."Ho avuto l'impressione durante l'anno che quelli che io considero giocatori forti della Roma siano stati delegittimati". Lo fa con Lamela, con , e si espone in particolar modo per Pablo Osvaldo. Ne smenstice in modo categorico la cessione ("E' incedibile"), per elogiarlo scomoda Pirandello quando lo definisce "personaggio in cerca dì autore", per giustificarlo usa come termine di paragone "i calciatori di livello un po' bizzarri" che giocano in Italia ("E’ stato un po’ indeucato, ha dato una spintarella a Lamela, ha detto una bestemmiotta… ma che mi frega?"). E a chi gli fa notare degli atteggiamenti dell'attaccante italo-argentino, costati giornate di non solo dal giudice sportivo ma anche dalla società, risponde "La Roma Montessori si comporta cosi. E’ un bieco tentativo di educarlo, lo voglio aiutare". E lo difende anche spiegando il suo stato di forma:  "Quando Osvaldo fa il test sugli ottanta metri l’allenatore dice “più veloce è Osvaldo” (con voce grave e senza articolo, quasi ad imitare la voce di Zeman). Che sicuramente non ha fatto un c…o durante le vacanze, ma comunque arriva e va più veloce degli altri" 

EMPATIA TABAGISTA - Infine, ha poi parlato del rapporto che ha instaurato con Zeman. E non poteva non esserci un riferimento al fumo, vizio comune al mister giallorosso e al direttore sportivo. Che prima di rispondere alle domande dei cronisti si concede un siparietto in sala stampa. "Devo fare un annuncio". Qualcuno chiede "Abbiamo comprato...??" e  risponde scherzosamente "Tre pacchetti di Marlboro". Poi continua: "Zeman mi ha scongliato di fumare, ma fumerò lo stesso". In conclusione parla dei confronti avuti con il boemo, non mancando di collegare il loro rapporto alla comune 'debolezza'. "Mi tranquillizza molto, capisco che abbia la voglia di confrontarsi e che ha le sue idee feroci e avanguardistiche, ci confronteremo sulle cose che non capirò,  senza la pretesa che lui modifichi le sue idee. Ma c'è grande empatia, sarà per una questione di tabagismo". Un feeling che tutti sperano sia vincente. Da fumata bianca, per restare in tema

 

Daniele De Angelis



 

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