EMERSON: "Dopo la partita contro il Porto c'è stata la svolta della mia vita. Voglio vincere titoli con la Roma"

25/04/2017 alle 01:27.
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ROMA TV - Il terzino sinistro della Roma Palmieri ha rilasciato un'intervista al canale tematico giallorosso ripercorrendo le tappe della sua carriera. Queste le sue dichiarazioni:

Per giocare nella Roma ci vuole personalità, bisogna saper soffrire saper superare certi momenti e guardare avanti. Dopo la partita contro il Porto c'è stata la svolta della mia vita.

Ho iniziato a giocare a pallone a 6 anni, sotto casa. Poi sono andato in un  club che si chiamo Puarios e avevo 7 anni quando sono andato li. Poi ho giocato in tante squadre ma niente di serio. Però ho cominciato così, con il calcio a 5.

Mi piaceva giocare dietro le punte con l'Under 10, ma poi sono andato sempre indietro come difensore e poi sono diventato terzino.

Quando avevo 17 anni ed ero nel Santos è stata la prima volta in cui sono stato chiamato in nazionale giovanile e li ho capito che sarei potuto arrivare lontano.

Per me è stato un onore giocare nel Santos, io sono di li ed è la squadra di mio papà, per me è stato un grande onore

Neymar è un giocatore formidabile, non ho parole per descriverlo. Ho avuto la fortuna di giocare con lui. Alex Sandro, Felipe Anderson e Bruno il Santos lancia sempre tanti giocatori per me questa è la storia del Santos: scoprire giocatori da lanciare in Europa.

Il mio esordio è stato bellissimo, avevo 16 anni ed ero in panchina in una squadra importante. E'  stato bellissimo, c'era un allenatore bravissimo che mi ha dato questa opportunità. Io e la mia famiglia eravamo felicissimi perchè non è una cosa che capita a tutti, per questo per me è stato un giorno felice.

Sono un atleta di Cristo. Ho fede in Dio, è il creatore del mondo, sa tutto della mia vita. Oggi tutti mi dicono che sono cresciuto, ma quando nessuno credeva in me io ho sempre creduto in Dio. Se Dio mi ha dato questa opportunità di essere alla Roma è perchè lui voleva qualcosa da me e oggi sono qui, sto giocando, lavoro per crescere e non semtto di ringraziare Dio per questa opportunità

Amo il Brasile, mi manca però questo è normale nel calcio, giocare fuori dal tuo paese, ma amo molto il Brasile

La mia famiglia mi fa stare sempre concentrato sul mio sogno, mi aiutano ogni giorno per arrivare al mio sogno principale

Anche mio fratello gioca, è un professionista alla Fluminense in Brasile. Questa è una cosa di casa, anche mio padre ha giocato ma senza diventare professionista

Quando eravamo piccoli io avevo 10 anni e lui 15 e lui è andato a giocare fuori e io non ho passato la mia adolescenza con lui. Lui ha giocato fuori 8-9 anni e poi era difficile perchè ci vedevamo 2 o 3 volte all'anno e mi mancava tanto. Adesso che le cose vanno bene ci siamo trovati di più, lui è venuto qui a Roma in vacanza. Mio fratello per me...è mio fratello

Mio padre è molto importante per me perchè era un suo sogno vedere i figli giocare e se oggi siamo giocatori è perchè lui ha fatto di tutto per questo

Io non volevo venire perchè avevo paura di lasciare il Brasile a 20 anni ma la mia famiglia mi ha detto di andare e che era la mia vita e il mio sogno. Loro mi hanno detto che stavano con me, e per me è stato importantissimo

Palermo l'ho scelta perchè in quel momento non stavo bene al Santos, non giocavo da tanto e il Palermo mi ha chiamato, io ho sentito la fiducia e sono andato. Non è andata tanto bene ma mi hanno aperto la porta in Europa e devo ringraziare. Nei primi 6 mesi è stato un po' difficile perchè non conoscevo i costumi, ho pensato di tornare, ma la mia famiglia mi ha detto di continuare perchè era il mio sogno. Ho affrontato queste difficoltà e oggi sono tranquillo qui in Italia

Pensavo che il gioco era uguale al Brasile. Volevo attaccare, volevo solo fare gol. Però oggi vedo che sono cresciuto tantissimo perchè tatticamente in Brasile non è come in Italia. Anche Iachini mi ha fatto crescere tatticamente tantissimo, perchè non conoscevo la tattica a Palermo non è andata bene, ho avuto anche un infortunio di tre mesi e non ho giocato bene ma penso di aver fatto una buona crescita al Palermo

Non mi aspettavo di arrivare subito alla Roma: queste sono cose di Dio, sennò come fai ad arrivare qui dopo una stagione difficile a Palermo? comunque conosce le mie qualità e per questo oggi sono qui, non me lo aspettavo e sono contentissimo

è stato come un papà. Mi ha portato qui, mi ha difeso, è sempre stato con me e per questo lo ringrazio

Noi brasiliani vogliamo sempre stare insieme e fare le cose insieme. C'è un buon rapporto con tutto il gruppo ma è normale  tra noi brasiliani. Quando sono arrivato c'erano e e stavo sempre con loro. Oggi siamo 5 brasiliani e stiamo sempre insieme

Fuori dal campo no, ho la mia ragazza e loro le loro mogli. Se torno a casa e dico che devo uscire con giocatori della Roma poi lei si arrabbia però questo è anche normale

Con Bruno stiamo sempre insieme, scherziamo e abbiamo giocato tante volte insieme al Santos. Il destino ci ha fatto rincontrare a Roma e dobbiamo ringraziare Dio per questo

Abbiamo un gruppo fantastico, tutti mi hanno accolto bene. Quest'anno ancora di più, sembra una famiglia, facciamo tutto insieme. Questo è un bel gruppo

Segnare contro il Milan è stato indimenticabile, è stato il primo con la maglia della Roma. Non sono neanche riuscito a esultare perchè ho visto l'affetto di tutti quelli intorno a me ed è stato bellissimo

Per i giovani che arrivano nella Roma, con giocatori importanti, è un po' più difficile del normale. Però mi sono ambientato, sono cresciuto tantissimo e questo lo devo portare con me. Noi lavoriamo per la fiducia dell'allenatore e l'affetto dei tifosi, ho forse ne ho conquistato un po' ma devo fare sempre di più, volere di più, perchè è questo che fa bene ai giocatori

mi ha sorpreso per qualità e modo di giocare. Mi ha sorpreso tantissimo. , , sono fortissimi. Ronaldo è stato il mio idolo, l'ho visto al mondiale 2002 e seguito la trafila del suo infortunio. Sono rimasto innamorato dal suo gioco, è il mio idolo anche per come ha affrontato le battaglie della sua vita

L'avversario più difficile da marcare è stato Felipe Anderson. Ho giocato con lui al Santos e conoscevo le sue qualità, è l'avversario per cui mi sono preparato di più. Prima del derby ero un po' ansioso però dopo 15 minuti ho pensato di divertirmi e dare una gioia ai tifosi ed è stata una gara indimenticabile per me

è stato molto importante, mi ha sempre tenuto e ha saputo quando mettermi titolare dopo la gara col Porto. Mi ha protetto e difeso e per questo lo ringrazio, se oggi gioco tranquillo e dimostro la mia qualità è perchè lui mi lascia tranquillo per farlo

Quando giochiamo a tre il mister chiede di aiutare di più in attacco, però dobbiamo tornare sempre dietro per aiutare la linea difensiva. Però con la difesa a tre posso aiutare di più anche l'attacco

Il mio obiettivo per il futuro è di continuare a lavorare e di fare sempre meglio: voglio vincere titoli con la Roma

 

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