Dottor Garcia. Più allenatore o psicologo?

02/10/2014 alle 11:28.
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GASPORT (A. CATAPANO) - Non è il risultato a stupire, ma il modo in cui è maturato. Non sorprende tanto che questa Roma abbia messo alle corde i campioni di Inghilterra, quanto il fatto che ci abbia provato, e con quale spavalderia ci sia riuscita. Non a caso, lo stato d’animo del romanista martedì sera registrava una soddisfazione contenuta per il pareggio ma un orgoglio smisurato per la prestazione. Era già successo che la Roma facesse parlare di sé in Europa, e onestamente il pareggio all’Etihad non è paragonabile alla vittoria di Lione del 2007 o a quella di Madrid, contro il Real, dell’anno successivo, perché in entrambi i casi la squadra approdò ai quarti di . Ma non era mai accaduto — e ad un’italiana non accadeva da un po’ — che contro rivali di prima grandezza la Roma mostrasse — e in tutti i suoi effettivi: titolari, subentrati, vecchi, giovani, fino all’esordiente Skorupski — tanta personalità nel fronteggiare gli avversari e tanta disinvoltura nel tenere il campo.

In due parole, mai la Roma aveva avuto questa vocazione internazionale.  E il merito di questa trasformazione non può che essere di . Davvero, nel suo caso, si fa fatica a capire dove finiscono i meriti dell’allenatore e dove iniziano quelli dello psicologo. Che avesse la capacità di tenere tutti sulla corda, di far sentire tutti importanti, lo sapevamo dalla scorsa stagione. Che sapesse anche scegliere il calciatore da motivare al momento giusto e contro la squadra giusta, lo abbiamo sospettato lunedì, quando si è presentato in conferenza stampa con Cole, e ne abbiamo avuto certezza martedì, dopo aver visto l’esterno inglese esprimersi finalmente sui suoi livelli. Del resto, a pensarci bene, era già accaduto con . Per non parlare di come ha convinto a non giocarle proprio tutte per restare decisivo. Che dire? Il dottor ha colpito ancora. 

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